relazioni

Molto spesso chi si avvicina al mondo della crescita personale viene tacciato di essere troppo concentrato su se stesso. Tecniche per migliorare il metodo di studio, strategie per raggiungere il successo e imparare a non procrastinare… Tutto questo sembra escludere le relazioni con gli altri.

La verità è che per stare bene con le altre persone dobbiamo prima imparare a stare bene con noi stessi, per questo è importante intraprendere un percorso per lavorare sul nostro carattere, sviluppare nuove competenze, aumentare la nostra autostima.

Tuttavia, come già sosteneva nel 1600 il poeta inglese John Done:

“Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.”

J. Donne.

Questo vuol dire che essere capaci di relazionarsi con gli altri in maniera efficace è fondamentale per avere una vita gratificante e piena di soddisfazioni.

Proprio così, le buone relazioni sono il vero trucco delle persone di successo.

In questa sezione troverai tanti consigli e strategie su come comunicare in maniera efficace, come farti rispettare, come piacere agli altri e tante altre tecniche per imparare a stare bene con gli altri e con te stesso.

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L'interpretazione del linguaggio del corpo ti ha sempre incuriosito? Sei arrivato sull'articolo giusto per te.

linguaggio del corpo

Mi ricordo ancora questa scena dai tempi dell'università.

C'era questo ragazzo seduto di fronte a me in aula studio: continuava a tormentarsi le mani e a mordicchiarsi le labbra davanti a un manuale aperto sul tavolo, probabilmente in preda all'ansia da esame.

Qualunque fosse la motivazione, io che mi trovavo lì allo stesso tavolo non ho potuto fare a meno di percepire quella tensione – e, a lungo andare, di farmene contagiare. Dopo qualche minuto mi sentivo nervoso anch’io, e mi sono reso conto che non avevo memorizzato nulla di quanto stavo studiando!

Fatto sta che appena si è liberato un posto mi sono allontanato e ho finalmente ritrovato la concentrazione per studiare.

Magari è capitato anche a te qualcosa di simile.

Ti trovi a parlare più volentieri con un interlocutore che ti sorride, ti guarda negli occhi e ha una postura rilassata, mentre in compagnia di una persona che si mordicchia le unghie finisci per sentirti a disagio e agitato come era capitato a me.

Questo accade perché il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione umana più potenti.

Anzi, a detta degli esperti è LA forma di comunicazione più potente in assoluto.

La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l'uso delle parole) costituisce oltre il 65% della comunicazione complessiva, ed è praticamente universale.

Conoscere il linguaggio del corpo, significa dunque poter comunicare meglio con il mondo esterno.

Nello specifico, grazie alla comunicazione non verbale possiamo...

  1. Interpretare gli stati emotivi delle persone che ci circondano.
  2. Esprimere i nostri sentimenti e le nostre idee in maniera più efficace.
  3. Evitare fraintendimenti.
  4. Capire se una persona ci sta mentendo.
  5. Sedurre una persona (eh già: il linguaggio del corpo maschile nel corteggiamento ha particolari codici, così come quello femminile).
  6. Dimostrare maggiore assertività quando interloquiamo con gli altri.
  7. Aumentare la nostra energia personale (qui spiego come farlo nel dettaglio).

In questo articolo vedremo dunque cos'è il linguaggio del corpo e quali sono i segnali più importanti a cui dovresti prestare attenzione.

Partiamo.

Linguaggio del corpo, un codice universale

Il linguaggio del corpo è l'insieme dei segnali non verbali che usiamo ogni giorno (e spesso inconsapevolmente) per comunicare con il mondo esterno. Nello specifico:

  • le espressioni del nostro volto,
  • i movimenti del nostro corpo,
  • le posture che assumiamo,
  • la distanza che teniamo rispetto all’interlocutore,
  • l’abbigliamento.

Questi segnali sono immediati e universali.

Già Darwin aveva osservato come gli esseri umani e gli animali assumano posture simili per esprimere emozioni quali rabbia, felicità e paura.

In seguito, negli anni '70, ricercatori come Ekman e Friesen hanno confermato questa teoria con uno studio interculturale che ha dimostrato come individui appartenenti a società e continenti diversissimi comprendessero e usassero le stesse espressioni non verbali.

La prova del nove è stata l'osservazione dei membri di una tribù isolata in Papua Nuova Guinea, che non avevano mai visto o letto una trasmissione tv o un giornale.

Gli individui esaminati furono infatti in grado di riconoscere in modo corretto le espressioni del viso di uomini e donne occidentali, pur non avendo mai avuto contatti con queste persone.

...e a proposito della corretta interpretazione delle espressioni del viso e degli altri segni del linguaggio del corpo, scopriamo come farlo EfficaceMente, imparando a cogliere anche i segnali più deboli e nascosti ;-) Prima di farlo però, sgombriamo il campo da due falsi miti sulla comunicazione non verbale.

2 falsi miti sul linguaggio del corpo

Falso mito #1: Un segnale ha sempre un significato univoco

I segni del corpo vanno sempre interpretati in base al contesto. Un identico segnale, infatti, potrebbe significare cose ben diverse a seconda della situazione in cui ci si trova.

Ignorare questa semplice realtà può portarci a prendere delle cantonate pazzesche.

Una postura accasciata su una sedia, ad esempio, potrebbe indicare una scarsa autostima in un contesto professionale così come potrebbe essere semplicemente un segnale di rilassatezza in un contesto informale.

Falso mito #2: Un segnale basta per definire una persona o una comunicazione

Una rondine non fa primavera e le braccia incrociate non fanno una persona sulla difensiva!

Ironie a parte, i segnali del corpo vanno sempre letti nel loro insieme. Ci sono determinati gesti o espressioni che ricorrono più frequentemente? Sono coerenti tra loro?

Non accontentarti mai di un solo segnale per definire una persona o un suo stato emotivo.

Ok, fatta questa breve premessa sugli errori da non fare, vediamo come interpretare i più comuni segnali della comunicazione non verbale.

Come capire il linguaggio del corpo: interpretare i segnali più comuni

Partiamo da quello che guardiamo prima di tutto in un’altra persona: il viso.

SAPER LEGGERE LE ESPRESSIONI DEL VISO

L'espressione sul volto di una persona ci spinge a provare un'immediata antipatia o riesce a farci innamorare.

Alcune ricerche suggeriscono addirittura che formuliamo giudizi sull'intelligenza degli altri basandoci sui loro volti.

Un esempio? Le persone con espressioni sorridenti e gioiose sono mediamente percepite come più intelligenti rispetto a quelle dal volto imbronciato, quindi... sorridi!

In generale, tutte le espressioni del nostro viso, dalle più evidenti alle più sottili, possono dire molto sulle nostre emozioni e sui nostri pensieri.

Impariamo dunque a leggerle, partendo dagli occhi.

Gli occhi

Gli antichi, a ragion veduta, sostenevano che gli occhi fossero lo specchio dell'anima.

E se avevi dubbi a riguardo, pensa a questo periodo di pandemia: con la diffusione delle mascherine, gli occhi sono rimasti l'unico pezzettino del viso grazie al quale possiamo intuire lo stato emotivo dei nostri interlocutori (e spesso ci azzecchiamo!).

Ma quali sono i segni dello sguardo a cui dovremmo prestare particolare attenzione e come possiamo interpretarli al meglio? Te ne consiglio tre:

  • CONTATTO VISIVO. Nella maggior parte dei casi, un buon contatto visivo è un segnale che va interpretato positivamente. Un interlocutore che ti risponde guardandoti direttamente negli occhi dimostra attenzione e interesse; al contrario, se distoglie più volte lo sguardo è possibile che sia distratto da altri pensieri, che si annoi o che voglia nascondere i propri sentimenti. In merito al tuo di contatto visivo, ricorda che un oratore che parla ai suoi ascoltatori con uno sguardo franco e diretto dimostra più onestà e determinazione rispetto a chi abbassa lo sguardo o continua a vagare con gli occhi in giro per la stanza. Occhio però a non mantenere il contatto visivo con i tuoi interlocutori troppo a lungo: può essere infatti interpretato come un segnale di minaccia e onestamente fa molto... psycho!
  • BATTITO DELLE PALPEBRE. Battere le palpebre è un movimento naturale che facciamo centinaia di volte al giorno. Diventa però un segnale interessante quando è più rapido o meno frequente del solito. In generale chi è nervoso tende a sbattere le palpebre più rapidamente. Al contrario, gli psycho che ti tengono addosso lo sguardo "fisso" e che sbattono le palpebre di rado, stanno controllando e sopprimendo le loro emozioni, quindi... occhio! A tal riguardo, pensa che Steve Jobs utilizzava questa tecnica per intimorire e manipolare i suoi interlocutori. Come racconta Walter Isaacson nella celebre biografia di Jobs, durante delle conversazioni particolarmente tese, il fondatore di Apple riusciva a fissare i suoi collaboratori negli occhi per un tempo che doveva sembrare lunghissimo... senza batter ciglio!
  • DIMENSIONI DELLA PUPILLA. La dilatazione della pupilla è un segnale di comunicazione non verbale davvero molto sottile (ma potente). Quando non è influenzata dalla luce, infatti, la pupilla tende a dilatarsi per interesse e/o eccitazione sessuale. Un dettaglio da non sottovalutare durante la seduzione ;-)

Naturalmente esistono molti altri segnali che possiamo leggere nello sguardo di un'altra persona, come ad esempio l'inclinazione dello sguardo durante una conversazione. Se vuoi scoprirne di più, in questo articolo spiego come "leggere nel pensiero" grazie proprio al movimento degli occhi.

Ma passiamo ad un'altra area del nostro viso ricca di espressioni da leggere.

La bocca

Quando si parla di interpretazione del linguaggio del corpo, le microespressioni della bocca sono tra le più importanti da leggere e comprendere. Dalla felicità al disgusto, i movimenti dei muscoli attorno alle nostre labbra possono veicolare tantissime sfumature emotive.

Vediamo le principali:
  • SORRISO. È sicuramente uno dei più importanti segnali del linguaggio del corpo, e, a seconda della posizione delle labbra, può essere interpretato in moltissimi modi (Paul Ekman, luminare delle microespressioni facciali, ha addirittura individuato 18 tipi diversi di sorriso!). Vuoi sapere, ad esempio, se il sorriso di una persona è sincero? Quando è genuino il sorriso si irradia in tutto il viso: gli angoli delle labbra si sollevano, spingendo le gote verso l’alto, e facendo comparire diverse piccole rughe d’espressione – dagli angoli della bocca verso il naso e verso le estremità degli occhi – puoi notare inoltre anche un delicato arricciarsi delle palpebre. Al contrario, quando il sorriso è falso, ti accorgi subito che non c’è corrispondenza tra i movimenti delle diverse parti del viso, e i muscoli delle guance risultano contratti. Un sorriso inoltre può essere usato anche per esprimere sarcasmo o cinismo, e in questi casi a sollevarsi sarà solo un angolo delle labbra. Infine quando una persona sorride a bocca chiusa, il suo potrebbe essere un tipico sorriso "d’ordinanza", sfoderato per le occasioni più formali, ma potrebbe anche indicare un'indole riservata o addirittura una rabbia celata o un sottile timore.
  • LABBRA INCRESPATE. Stringere le labbra è un indicatore di avversione, disapprovazione o sfiducia. Ci mordiamo le labbra quando siamo preoccupati, ansiosi o stressati. Mordicchiarsi il labbro inferiore è anche un gesto di stampo infantile che dimostra insicurezza. Insomma, evita di morderti le labbra durante un colloquio di lavoro! ;-)
  • LABBRO ALZATO O ABBASSATO. Ogni movimento delle labbra rivela una sensazione o un’emozione. Se la bocca è leggermente alzata, come se si preparasse ad un sorriso, può significare che la persona si sente ottimista e felice. Al contrario, una bocca che tende verso il basso non è un buon segno: rivela amarezza, tristezza e disapprovazione.
  • COPRIRE LA BOCCA. Questo è un gesto tipico di quando si vuole nascondere qualche espressione. Spesso la mano davanti alla bocca serve a mascherare sorrisi ironici o smorfie di disapprovazione che non si vogliono far percepire all'esterno.

Bene, ora che abbiamo analizzato le principali espressioni del viso, vediamo come leggere al meglio i segnali del resto del corpo.

INTERPRETARE I GESTI DEL CORPO 

Come si muove il tuo interlocutore? Gesticola o tiene le braccia fisse lungo i fianchi? Si avvicina a te o fa dei passi indietro?

I movimenti del corpo ci dicono molto sulle preferenze di ciascuno, sulla loro sicurezza o su un eventuale nervosismo latente. Ecco cosa puoi capire osservando queste parti del corpo...

Le mani

Come italiani siamo dei veri e propri artisti del gesticolare, ma in generale le nostre mani possono raccontare molto di noi.

Appoggiamo una mano sulla spalla di un amico per fargli sentire la nostra vicinanza, stringiamo una mano con forza durante una presentazione per far percepire la nostra determinazione, facciamo una carezza sulla guancia di un bambino per esprimergli affetto e ci sfreghiamo le mani per la soddisfazione.

Le mani, insomma, veicolano la nostra forza personale e trasmettono fiducia:

  • una persona a proprio agio muoverà le mani con gesti ampi e frequenti,
  • mentre la gestualità sarà contratta in caso di insicurezza ed emozioni negative.
Non solo. Le nostre mani possono anche comunicare quanto siamo aperti e disponibili:
  • Le mani aperte con i palmi verso l'alto rappresentano massima disponibilità,
  • mentre chiuse a pugno rivelano fastidio e aggressività nei confronti di una persona o di una situazione,
  • infine, se intrecciate, indicano tensione.

In aggiunta, nascondere le mani dietro la schiena, in tasca, sotto il tavolo o sotto qualche altro oggetto significa che non vogliamo rivelarci completamente all’interlocutore.

Insomma, anche quando non ce ne accorgiamo le nostre mani "parlano" e saper accompagnare i nostri interventi con una gestualità coerente può essere un'arma comunicativa molto potente.

Osserva ad esempio l'utilizzo che Barack Obama fa delle mani in questo celebre discorso e nota come ogni suo gesto trasuda carisma:

https://www.youtube.com/watch?v=ueMNqdB1QIE

Le braccia e le gambe

Se le mani "parlano", anche i movimenti di braccia e gambe possono dire molto di una persona.

Distendere le braccia e fare gesti ampi è un segnale di buona autostima; in generale, nel regno animale, i gesti che hanno come obiettivo quello di ampliare il volume occupato da un'animale, vengono interpretati come segnali di dominanza.

Di riflesso, tenere le braccia vicine al corpo può essere visto come un gesto per "farsi piccoli" e sottrarsi all'attenzione.

...e arriviamo così alle famose braccia incrociate, il gesto conosciuto anche dalla zia Pina. La classica interpretazione delle braccia incrociate è quella di una persona sulla difensiva, ma in questo caso, più che mai, il contesto è essenziale: se ad esempio sei fuori, a gennaio, e il tuo interlocutore tiene le braccia incrociate, potrebbe avere semplicemente freddo! ;-)

Per quanto riguarda invece le gambe incrociate queste indicano quasi sempre chiusura o bisogno di privacy (o qualcuno a cui scappa la pipì!).

Infine, tornando alla posizione delle braccia, tenere le mani sui fianchi e avere le gambe leggermente divaricate è un forte segnale di potenza e controllo, un segnale talmente diretto che possiamo usarlo anche su noi stessi per aumentare la nostra autostima prima di un'importante prova.

Vorrei concludere questa carrellata dei più comuni segnali della comunicazione non verbale parlando di vestiti (e non solo).

IL SIGNIFICATO DEI VESTITI E ALTRI ORNAMENTI

Nel corso dei millenni l'essere umano ha arricchito la propria comunicazione non verbale anche grazie agli indumenti e ad altri ornamenti.

I vestiti, i gioielli, gli occhiali da sole, le acconciature, i colori che indossiamo e il modo con cui interagiamo con i nostri oggetti personali sono estensioni del nostro linguaggio del corpo.

Un esempio? Hai mai notato quelle persone che durante le riunioni di lavoro si slacciano e si riallacciano continuamente il cinturino dell'orologio? È un classico gesto per scacciare il nervosismo.

E quelle che continuano ad accarezzarsi i capelli? Probabilmente hanno un debole per la persona che stanno guardando.

Insomma, se impariamo ad osservare con attenzione, qualsiasi dettaglio e qualsiasi gesto può svelarci un mondo sulle persone che abbiamo davanti. In questo articolo ho cercato di sintetizzare per te i segnali più importanti, ma il linguaggio del corpo è un argomento estremamente vasto e spesso ricco di informazioni non propriamente scientifiche. Come possiamo sfruttare da subito quanto imparato oggi? Per arricchire questo post ho preparato per te un contenuto extra che ti aiuterà a volgere a tuo vantaggio il potere del linguaggio del corpo. Nello specifico, ho raccolto in una one-page i 9 gesti poco conosciuti che ti faranno sentire ed apparire più sicuro di te in qualsiasi situazione. Puoi scaricare questo bonus gratuito completando il form qui sotto:
  Ti auguro una settimana di osservazioni e soddisfazioni ;-) Ci leggiamo nei commenti.

Andrea Giuliodori.

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L'interpretazione del linguaggio del corpo ti ha sempre incuriosito? Sei arrivato sull'articolo giusto per te.

linguaggio del corpo

Mi ricordo ancora questa scena dai tempi dell'università.

C'era questo ragazzo seduto di fronte a me in aula studio: continuava a tormentarsi le mani e a mordicchiarsi le labbra davanti a un manuale aperto sul tavolo, probabilmente in preda all'ansia da esame.

Qualunque fosse la motivazione, io che mi trovavo lì allo stesso tavolo non ho potuto fare a meno di percepire quella tensione – e, a lungo andare, di farmene contagiare. Dopo qualche minuto mi sentivo nervoso anch’io, e mi sono reso conto che non avevo memorizzato nulla di quanto stavo studiando!

Fatto sta che appena si è liberato un posto mi sono allontanato e ho finalmente ritrovato la concentrazione per studiare.

Magari è capitato anche a te qualcosa di simile.

Ti trovi a parlare più volentieri con un interlocutore che ti sorride, ti guarda negli occhi e ha una postura rilassata, mentre in compagnia di una persona che si mordicchia le unghie finisci per sentirti a disagio e agitato come era capitato a me.

Questo accade perché il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione umana più potenti.

Anzi, a detta degli esperti è LA forma di comunicazione più potente in assoluto.

La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l'uso delle parole) costituisce oltre il 65% della comunicazione complessiva, ed è praticamente universale.

Conoscere il linguaggio del corpo, significa dunque poter comunicare meglio con il mondo esterno.

Nello specifico, grazie alla comunicazione non verbale possiamo...

  1. Interpretare gli stati emotivi delle persone che ci circondano.
  2. Esprimere i nostri sentimenti e le nostre idee in maniera più efficace.
  3. Evitare fraintendimenti.
  4. Capire se una persona ci sta mentendo.
  5. Sedurre una persona (eh già: il linguaggio del corpo maschile nel corteggiamento ha particolari codici, così come quello femminile).
  6. Dimostrare maggiore assertività quando interloquiamo con gli altri.
  7. Aumentare la nostra energia personale (qui spiego come farlo nel dettaglio).

In questo articolo vedremo dunque cos'è il linguaggio del corpo e quali sono i segnali più importanti a cui dovresti prestare attenzione.

Partiamo.

Linguaggio del corpo, un codice universale

Il linguaggio del corpo è l'insieme dei segnali non verbali che usiamo ogni giorno (e spesso inconsapevolmente) per comunicare con il mondo esterno. Nello specifico:

  • le espressioni del nostro volto,
  • i movimenti del nostro corpo,
  • le posture che assumiamo,
  • la distanza che teniamo rispetto all’interlocutore,
  • l’abbigliamento.

Questi segnali sono immediati e universali.

Già Darwin aveva osservato come gli esseri umani e gli animali assumano posture simili per esprimere emozioni quali rabbia, felicità e paura.

In seguito, negli anni '70, ricercatori come Ekman e Friesen hanno confermato questa teoria con uno studio interculturale che ha dimostrato come individui appartenenti a società e continenti diversissimi comprendessero e usassero le stesse espressioni non verbali.

La prova del nove è stata l'osservazione dei membri di una tribù isolata in Papua Nuova Guinea, che non avevano mai visto o letto una trasmissione tv o un giornale.

Gli individui esaminati furono infatti in grado di riconoscere in modo corretto le espressioni del viso di uomini e donne occidentali, pur non avendo mai avuto contatti con queste persone.

...e a proposito della corretta interpretazione delle espressioni del viso e degli altri segni del linguaggio del corpo, scopriamo come farlo EfficaceMente, imparando a cogliere anche i segnali più deboli e nascosti ;-) Prima di farlo però, sgombriamo il campo da due falsi miti sulla comunicazione non verbale.

2 falsi miti sul linguaggio del corpo

Falso mito #1: Un segnale ha sempre un significato univoco

I segni del corpo vanno sempre interpretati in base al contesto. Un identico segnale, infatti, potrebbe significare cose ben diverse a seconda della situazione in cui ci si trova.

Ignorare questa semplice realtà può portarci a prendere delle cantonate pazzesche.

Una postura accasciata su una sedia, ad esempio, potrebbe indicare una scarsa autostima in un contesto professionale così come potrebbe essere semplicemente un segnale di rilassatezza in un contesto informale.

Falso mito #2: Un segnale basta per definire una persona o una comunicazione

Una rondine non fa primavera e le braccia incrociate non fanno una persona sulla difensiva!

Ironie a parte, i segnali del corpo vanno sempre letti nel loro insieme. Ci sono determinati gesti o espressioni che ricorrono più frequentemente? Sono coerenti tra loro?

Non accontentarti mai di un solo segnale per definire una persona o un suo stato emotivo.

Ok, fatta questa breve premessa sugli errori da non fare, vediamo come interpretare i più comuni segnali della comunicazione non verbale.

Come capire il linguaggio del corpo: interpretare i segnali più comuni

Partiamo da quello che guardiamo prima di tutto in un’altra persona: il viso.

SAPER LEGGERE LE ESPRESSIONI DEL VISO

L'espressione sul volto di una persona ci spinge a provare un'immediata antipatia o riesce a farci innamorare.

Alcune ricerche suggeriscono addirittura che formuliamo giudizi sull'intelligenza degli altri basandoci sui loro volti.

Un esempio? Le persone con espressioni sorridenti e gioiose sono mediamente percepite come più intelligenti rispetto a quelle dal volto imbronciato, quindi... sorridi!

In generale, tutte le espressioni del nostro viso, dalle più evidenti alle più sottili, possono dire molto sulle nostre emozioni e sui nostri pensieri.

Impariamo dunque a leggerle, partendo dagli occhi.

Gli occhi

Gli antichi, a ragion veduta, sostenevano che gli occhi fossero lo specchio dell'anima.

E se avevi dubbi a riguardo, pensa a questo periodo di pandemia: con la diffusione delle mascherine, gli occhi sono rimasti l'unico pezzettino del viso grazie al quale possiamo intuire lo stato emotivo dei nostri interlocutori (e spesso ci azzecchiamo!).

Ma quali sono i segni dello sguardo a cui dovremmo prestare particolare attenzione e come possiamo interpretarli al meglio? Te ne consiglio tre:

  • CONTATTO VISIVO. Nella maggior parte dei casi, un buon contatto visivo è un segnale che va interpretato positivamente. Un interlocutore che ti risponde guardandoti direttamente negli occhi dimostra attenzione e interesse; al contrario, se distoglie più volte lo sguardo è possibile che sia distratto da altri pensieri, che si annoi o che voglia nascondere i propri sentimenti. In merito al tuo di contatto visivo, ricorda che un oratore che parla ai suoi ascoltatori con uno sguardo franco e diretto dimostra più onestà e determinazione rispetto a chi abbassa lo sguardo o continua a vagare con gli occhi in giro per la stanza. Occhio però a non mantenere il contatto visivo con i tuoi interlocutori troppo a lungo: può essere infatti interpretato come un segnale di minaccia e onestamente fa molto... psycho!
  • BATTITO DELLE PALPEBRE. Battere le palpebre è un movimento naturale che facciamo centinaia di volte al giorno. Diventa però un segnale interessante quando è più rapido o meno frequente del solito. In generale chi è nervoso tende a sbattere le palpebre più rapidamente. Al contrario, gli psycho che ti tengono addosso lo sguardo "fisso" e che sbattono le palpebre di rado, stanno controllando e sopprimendo le loro emozioni, quindi... occhio! A tal riguardo, pensa che Steve Jobs utilizzava questa tecnica per intimorire e manipolare i suoi interlocutori. Come racconta Walter Isaacson nella celebre biografia di Jobs, durante delle conversazioni particolarmente tese, il fondatore di Apple riusciva a fissare i suoi collaboratori negli occhi per un tempo che doveva sembrare lunghissimo... senza batter ciglio!
  • DIMENSIONI DELLA PUPILLA. La dilatazione della pupilla è un segnale di comunicazione non verbale davvero molto sottile (ma potente). Quando non è influenzata dalla luce, infatti, la pupilla tende a dilatarsi per interesse e/o eccitazione sessuale. Un dettaglio da non sottovalutare durante la seduzione ;-)

Naturalmente esistono molti altri segnali che possiamo leggere nello sguardo di un'altra persona, come ad esempio l'inclinazione dello sguardo durante una conversazione. Se vuoi scoprirne di più, in questo articolo spiego come "leggere nel pensiero" grazie proprio al movimento degli occhi.

Ma passiamo ad un'altra area del nostro viso ricca di espressioni da leggere.

La bocca

Quando si parla di interpretazione del linguaggio del corpo, le microespressioni della bocca sono tra le più importanti da leggere e comprendere. Dalla felicità al disgusto, i movimenti dei muscoli attorno alle nostre labbra possono veicolare tantissime sfumature emotive.

Vediamo le principali:
  • SORRISO. È sicuramente uno dei più importanti segnali del linguaggio del corpo, e, a seconda della posizione delle labbra, può essere interpretato in moltissimi modi (Paul Ekman, luminare delle microespressioni facciali, ha addirittura individuato 18 tipi diversi di sorriso!). Vuoi sapere, ad esempio, se il sorriso di una persona è sincero? Quando è genuino il sorriso si irradia in tutto il viso: gli angoli delle labbra si sollevano, spingendo le gote verso l’alto, e facendo comparire diverse piccole rughe d’espressione – dagli angoli della bocca verso il naso e verso le estremità degli occhi – puoi notare inoltre anche un delicato arricciarsi delle palpebre. Al contrario, quando il sorriso è falso, ti accorgi subito che non c’è corrispondenza tra i movimenti delle diverse parti del viso, e i muscoli delle guance risultano contratti. Un sorriso inoltre può essere usato anche per esprimere sarcasmo o cinismo, e in questi casi a sollevarsi sarà solo un angolo delle labbra. Infine quando una persona sorride a bocca chiusa, il suo potrebbe essere un tipico sorriso "d’ordinanza", sfoderato per le occasioni più formali, ma potrebbe anche indicare un'indole riservata o addirittura una rabbia celata o un sottile timore.
  • LABBRA INCRESPATE. Stringere le labbra è un indicatore di avversione, disapprovazione o sfiducia. Ci mordiamo le labbra quando siamo preoccupati, ansiosi o stressati. Mordicchiarsi il labbro inferiore è anche un gesto di stampo infantile che dimostra insicurezza. Insomma, evita di morderti le labbra durante un colloquio di lavoro! ;-)
  • LABBRO ALZATO O ABBASSATO. Ogni movimento delle labbra rivela una sensazione o un’emozione. Se la bocca è leggermente alzata, come se si preparasse ad un sorriso, può significare che la persona si sente ottimista e felice. Al contrario, una bocca che tende verso il basso non è un buon segno: rivela amarezza, tristezza e disapprovazione.
  • COPRIRE LA BOCCA. Questo è un gesto tipico di quando si vuole nascondere qualche espressione. Spesso la mano davanti alla bocca serve a mascherare sorrisi ironici o smorfie di disapprovazione che non si vogliono far percepire all'esterno.

Bene, ora che abbiamo analizzato le principali espressioni del viso, vediamo come leggere al meglio i segnali del resto del corpo.

INTERPRETARE I GESTI DEL CORPO 

Come si muove il tuo interlocutore? Gesticola o tiene le braccia fisse lungo i fianchi? Si avvicina a te o fa dei passi indietro?

I movimenti del corpo ci dicono molto sulle preferenze di ciascuno, sulla loro sicurezza o su un eventuale nervosismo latente. Ecco cosa puoi capire osservando queste parti del corpo...

Le mani

Come italiani siamo dei veri e propri artisti del gesticolare, ma in generale le nostre mani possono raccontare molto di noi.

Appoggiamo una mano sulla spalla di un amico per fargli sentire la nostra vicinanza, stringiamo una mano con forza durante una presentazione per far percepire la nostra determinazione, facciamo una carezza sulla guancia di un bambino per esprimergli affetto e ci sfreghiamo le mani per la soddisfazione.

Le mani, insomma, veicolano la nostra forza personale e trasmettono fiducia:

  • una persona a proprio agio muoverà le mani con gesti ampi e frequenti,
  • mentre la gestualità sarà contratta in caso di insicurezza ed emozioni negative.
Non solo. Le nostre mani possono anche comunicare quanto siamo aperti e disponibili:
  • Le mani aperte con i palmi verso l'alto rappresentano massima disponibilità,
  • mentre chiuse a pugno rivelano fastidio e aggressività nei confronti di una persona o di una situazione,
  • infine, se intrecciate, indicano tensione.

In aggiunta, nascondere le mani dietro la schiena, in tasca, sotto il tavolo o sotto qualche altro oggetto significa che non vogliamo rivelarci completamente all’interlocutore.

Insomma, anche quando non ce ne accorgiamo le nostre mani "parlano" e saper accompagnare i nostri interventi con una gestualità coerente può essere un'arma comunicativa molto potente.

Osserva ad esempio l'utilizzo che Barack Obama fa delle mani in questo celebre discorso e nota come ogni suo gesto trasuda carisma:

https://www.youtube.com/watch?v=ueMNqdB1QIE

Le braccia e le gambe

Se le mani "parlano", anche i movimenti di braccia e gambe possono dire molto di una persona.

Distendere le braccia e fare gesti ampi è un segnale di buona autostima; in generale, nel regno animale, i gesti che hanno come obiettivo quello di ampliare il volume occupato da un'animale, vengono interpretati come segnali di dominanza.

Di riflesso, tenere le braccia vicine al corpo può essere visto come un gesto per "farsi piccoli" e sottrarsi all'attenzione.

...e arriviamo così alle famose braccia incrociate, il gesto conosciuto anche dalla zia Pina. La classica interpretazione delle braccia incrociate è quella di una persona sulla difensiva, ma in questo caso, più che mai, il contesto è essenziale: se ad esempio sei fuori, a gennaio, e il tuo interlocutore tiene le braccia incrociate, potrebbe avere semplicemente freddo! ;-)

Per quanto riguarda invece le gambe incrociate queste indicano quasi sempre chiusura o bisogno di privacy (o qualcuno a cui scappa la pipì!).

Infine, tornando alla posizione delle braccia, tenere le mani sui fianchi e avere le gambe leggermente divaricate è un forte segnale di potenza e controllo, un segnale talmente diretto che possiamo usarlo anche su noi stessi per aumentare la nostra autostima prima di un'importante prova.

Vorrei concludere questa carrellata dei più comuni segnali della comunicazione non verbale parlando di vestiti (e non solo).

IL SIGNIFICATO DEI VESTITI E ALTRI ORNAMENTI

Nel corso dei millenni l'essere umano ha arricchito la propria comunicazione non verbale anche grazie agli indumenti e ad altri ornamenti.

I vestiti, i gioielli, gli occhiali da sole, le acconciature, i colori che indossiamo e il modo con cui interagiamo con i nostri oggetti personali sono estensioni del nostro linguaggio del corpo.

Un esempio? Hai mai notato quelle persone che durante le riunioni di lavoro si slacciano e si riallacciano continuamente il cinturino dell'orologio? È un classico gesto per scacciare il nervosismo.

E quelle che continuano ad accarezzarsi i capelli? Probabilmente hanno un debole per la persona che stanno guardando.

Insomma, se impariamo ad osservare con attenzione, qualsiasi dettaglio e qualsiasi gesto può svelarci un mondo sulle persone che abbiamo davanti. In questo articolo ho cercato di sintetizzare per te i segnali più importanti, ma il linguaggio del corpo è un argomento estremamente vasto e spesso ricco di informazioni non propriamente scientifiche. Come possiamo sfruttare da subito quanto imparato oggi? Per arricchire questo post ho preparato per te un contenuto extra che ti aiuterà a volgere a tuo vantaggio il potere del linguaggio del corpo. Nello specifico, ho raccolto in una one-page i 9 gesti poco conosciuti che ti faranno sentire ed apparire più sicuro di te in qualsiasi situazione. Puoi scaricare questo bonus gratuito completando il form qui sotto:
  Ti auguro una settimana di osservazioni e soddisfazioni ;-) Ci leggiamo nei commenti.

Andrea Giuliodori.

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Linguaggio del corpo: scopri come interpretare questi 19 segnali

Il linguaggio del corpo è il mezzo di comunicazione universale più potente. Impara a interpretare espressioni e gestualità delle persone.

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L'interpretazione del linguaggio del corpo ti ha sempre incuriosito? Sei arrivato sull'articolo giusto per te.

linguaggio del corpo

Mi ricordo ancora questa scena dai tempi dell'università.

C'era questo ragazzo seduto di fronte a me in aula studio: continuava a tormentarsi le mani e a mordicchiarsi le labbra davanti a un manuale aperto sul tavolo, probabilmente in preda all'ansia da esame.

Qualunque fosse la motivazione, io che mi trovavo lì allo stesso tavolo non ho potuto fare a meno di percepire quella tensione – e, a lungo andare, di farmene contagiare. Dopo qualche minuto mi sentivo nervoso anch’io, e mi sono reso conto che non avevo memorizzato nulla di quanto stavo studiando!

Fatto sta che appena si è liberato un posto mi sono allontanato e ho finalmente ritrovato la concentrazione per studiare.

Magari è capitato anche a te qualcosa di simile.

Ti trovi a parlare più volentieri con un interlocutore che ti sorride, ti guarda negli occhi e ha una postura rilassata, mentre in compagnia di una persona che si mordicchia le unghie finisci per sentirti a disagio e agitato come era capitato a me.

Questo accade perché il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione umana più potenti.

Anzi, a detta degli esperti è LA forma di comunicazione più potente in assoluto.

La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l'uso delle parole) costituisce oltre il 65% della comunicazione complessiva, ed è praticamente universale.

Conoscere il linguaggio del corpo, significa dunque poter comunicare meglio con il mondo esterno.

Nello specifico, grazie alla comunicazione non verbale possiamo...

  1. Interpretare gli stati emotivi delle persone che ci circondano.
  2. Esprimere i nostri sentimenti e le nostre idee in maniera più efficace.
  3. Evitare fraintendimenti.
  4. Capire se una persona ci sta mentendo.
  5. Sedurre una persona (eh già: il linguaggio del corpo maschile nel corteggiamento ha particolari codici, così come quello femminile).
  6. Dimostrare maggiore assertività quando interloquiamo con gli altri.
  7. Aumentare la nostra energia personale (qui spiego come farlo nel dettaglio).

In questo articolo vedremo dunque cos'è il linguaggio del corpo e quali sono i segnali più importanti a cui dovresti prestare attenzione.

Partiamo.

Linguaggio del corpo, un codice universale

Il linguaggio del corpo è l'insieme dei segnali non verbali che usiamo ogni giorno (e spesso inconsapevolmente) per comunicare con il mondo esterno. Nello specifico:

  • le espressioni del nostro volto,
  • i movimenti del nostro corpo,
  • le posture che assumiamo,
  • la distanza che teniamo rispetto all’interlocutore,
  • l’abbigliamento.

Questi segnali sono immediati e universali.

Già Darwin aveva osservato come gli esseri umani e gli animali assumano posture simili per esprimere emozioni quali rabbia, felicità e paura.

In seguito, negli anni '70, ricercatori come Ekman e Friesen hanno confermato questa teoria con uno studio interculturale che ha dimostrato come individui appartenenti a società e continenti diversissimi comprendessero e usassero le stesse espressioni non verbali.

La prova del nove è stata l'osservazione dei membri di una tribù isolata in Papua Nuova Guinea, che non avevano mai visto o letto una trasmissione tv o un giornale.

Gli individui esaminati furono infatti in grado di riconoscere in modo corretto le espressioni del viso di uomini e donne occidentali, pur non avendo mai avuto contatti con queste persone.

...e a proposito della corretta interpretazione delle espressioni del viso e degli altri segni del linguaggio del corpo, scopriamo come farlo EfficaceMente, imparando a cogliere anche i segnali più deboli e nascosti ;-) Prima di farlo però, sgombriamo il campo da due falsi miti sulla comunicazione non verbale.

2 falsi miti sul linguaggio del corpo

Falso mito #1: Un segnale ha sempre un significato univoco

I segni del corpo vanno sempre interpretati in base al contesto. Un identico segnale, infatti, potrebbe significare cose ben diverse a seconda della situazione in cui ci si trova.

Ignorare questa semplice realtà può portarci a prendere delle cantonate pazzesche.

Una postura accasciata su una sedia, ad esempio, potrebbe indicare una scarsa autostima in un contesto professionale così come potrebbe essere semplicemente un segnale di rilassatezza in un contesto informale.

Falso mito #2: Un segnale basta per definire una persona o una comunicazione

Una rondine non fa primavera e le braccia incrociate non fanno una persona sulla difensiva!

Ironie a parte, i segnali del corpo vanno sempre letti nel loro insieme. Ci sono determinati gesti o espressioni che ricorrono più frequentemente? Sono coerenti tra loro?

Non accontentarti mai di un solo segnale per definire una persona o un suo stato emotivo.

Ok, fatta questa breve premessa sugli errori da non fare, vediamo come interpretare i più comuni segnali della comunicazione non verbale.

Come capire il linguaggio del corpo: interpretare i segnali più comuni

Partiamo da quello che guardiamo prima di tutto in un’altra persona: il viso.

SAPER LEGGERE LE ESPRESSIONI DEL VISO

L'espressione sul volto di una persona ci spinge a provare un'immediata antipatia o riesce a farci innamorare.

Alcune ricerche suggeriscono addirittura che formuliamo giudizi sull'intelligenza degli altri basandoci sui loro volti.

Un esempio? Le persone con espressioni sorridenti e gioiose sono mediamente percepite come più intelligenti rispetto a quelle dal volto imbronciato, quindi... sorridi!

In generale, tutte le espressioni del nostro viso, dalle più evidenti alle più sottili, possono dire molto sulle nostre emozioni e sui nostri pensieri.

Impariamo dunque a leggerle, partendo dagli occhi.

Gli occhi

Gli antichi, a ragion veduta, sostenevano che gli occhi fossero lo specchio dell'anima.

E se avevi dubbi a riguardo, pensa a questo periodo di pandemia: con la diffusione delle mascherine, gli occhi sono rimasti l'unico pezzettino del viso grazie al quale possiamo intuire lo stato emotivo dei nostri interlocutori (e spesso ci azzecchiamo!).

Ma quali sono i segni dello sguardo a cui dovremmo prestare particolare attenzione e come possiamo interpretarli al meglio? Te ne consiglio tre:

  • CONTATTO VISIVO. Nella maggior parte dei casi, un buon contatto visivo è un segnale che va interpretato positivamente. Un interlocutore che ti risponde guardandoti direttamente negli occhi dimostra attenzione e interesse; al contrario, se distoglie più volte lo sguardo è possibile che sia distratto da altri pensieri, che si annoi o che voglia nascondere i propri sentimenti. In merito al tuo di contatto visivo, ricorda che un oratore che parla ai suoi ascoltatori con uno sguardo franco e diretto dimostra più onestà e determinazione rispetto a chi abbassa lo sguardo o continua a vagare con gli occhi in giro per la stanza. Occhio però a non mantenere il contatto visivo con i tuoi interlocutori troppo a lungo: può essere infatti interpretato come un segnale di minaccia e onestamente fa molto... psycho!
  • BATTITO DELLE PALPEBRE. Battere le palpebre è un movimento naturale che facciamo centinaia di volte al giorno. Diventa però un segnale interessante quando è più rapido o meno frequente del solito. In generale chi è nervoso tende a sbattere le palpebre più rapidamente. Al contrario, gli psycho che ti tengono addosso lo sguardo "fisso" e che sbattono le palpebre di rado, stanno controllando e sopprimendo le loro emozioni, quindi... occhio! A tal riguardo, pensa che Steve Jobs utilizzava questa tecnica per intimorire e manipolare i suoi interlocutori. Come racconta Walter Isaacson nella celebre biografia di Jobs, durante delle conversazioni particolarmente tese, il fondatore di Apple riusciva a fissare i suoi collaboratori negli occhi per un tempo che doveva sembrare lunghissimo... senza batter ciglio!
  • DIMENSIONI DELLA PUPILLA. La dilatazione della pupilla è un segnale di comunicazione non verbale davvero molto sottile (ma potente). Quando non è influenzata dalla luce, infatti, la pupilla tende a dilatarsi per interesse e/o eccitazione sessuale. Un dettaglio da non sottovalutare durante la seduzione ;-)

Naturalmente esistono molti altri segnali che possiamo leggere nello sguardo di un'altra persona, come ad esempio l'inclinazione dello sguardo durante una conversazione. Se vuoi scoprirne di più, in questo articolo spiego come "leggere nel pensiero" grazie proprio al movimento degli occhi.

Ma passiamo ad un'altra area del nostro viso ricca di espressioni da leggere.

La bocca

Quando si parla di interpretazione del linguaggio del corpo, le microespressioni della bocca sono tra le più importanti da leggere e comprendere. Dalla felicità al disgusto, i movimenti dei muscoli attorno alle nostre labbra possono veicolare tantissime sfumature emotive.

Vediamo le principali:
  • SORRISO. È sicuramente uno dei più importanti segnali del linguaggio del corpo, e, a seconda della posizione delle labbra, può essere interpretato in moltissimi modi (Paul Ekman, luminare delle microespressioni facciali, ha addirittura individuato 18 tipi diversi di sorriso!). Vuoi sapere, ad esempio, se il sorriso di una persona è sincero? Quando è genuino il sorriso si irradia in tutto il viso: gli angoli delle labbra si sollevano, spingendo le gote verso l’alto, e facendo comparire diverse piccole rughe d’espressione – dagli angoli della bocca verso il naso e verso le estremità degli occhi – puoi notare inoltre anche un delicato arricciarsi delle palpebre. Al contrario, quando il sorriso è falso, ti accorgi subito che non c’è corrispondenza tra i movimenti delle diverse parti del viso, e i muscoli delle guance risultano contratti. Un sorriso inoltre può essere usato anche per esprimere sarcasmo o cinismo, e in questi casi a sollevarsi sarà solo un angolo delle labbra. Infine quando una persona sorride a bocca chiusa, il suo potrebbe essere un tipico sorriso "d’ordinanza", sfoderato per le occasioni più formali, ma potrebbe anche indicare un'indole riservata o addirittura una rabbia celata o un sottile timore.
  • LABBRA INCRESPATE. Stringere le labbra è un indicatore di avversione, disapprovazione o sfiducia. Ci mordiamo le labbra quando siamo preoccupati, ansiosi o stressati. Mordicchiarsi il labbro inferiore è anche un gesto di stampo infantile che dimostra insicurezza. Insomma, evita di morderti le labbra durante un colloquio di lavoro! ;-)
  • LABBRO ALZATO O ABBASSATO. Ogni movimento delle labbra rivela una sensazione o un’emozione. Se la bocca è leggermente alzata, come se si preparasse ad un sorriso, può significare che la persona si sente ottimista e felice. Al contrario, una bocca che tende verso il basso non è un buon segno: rivela amarezza, tristezza e disapprovazione.
  • COPRIRE LA BOCCA. Questo è un gesto tipico di quando si vuole nascondere qualche espressione. Spesso la mano davanti alla bocca serve a mascherare sorrisi ironici o smorfie di disapprovazione che non si vogliono far percepire all'esterno.

Bene, ora che abbiamo analizzato le principali espressioni del viso, vediamo come leggere al meglio i segnali del resto del corpo.

INTERPRETARE I GESTI DEL CORPO 

Come si muove il tuo interlocutore? Gesticola o tiene le braccia fisse lungo i fianchi? Si avvicina a te o fa dei passi indietro?

I movimenti del corpo ci dicono molto sulle preferenze di ciascuno, sulla loro sicurezza o su un eventuale nervosismo latente. Ecco cosa puoi capire osservando queste parti del corpo...

Le mani

Come italiani siamo dei veri e propri artisti del gesticolare, ma in generale le nostre mani possono raccontare molto di noi.

Appoggiamo una mano sulla spalla di un amico per fargli sentire la nostra vicinanza, stringiamo una mano con forza durante una presentazione per far percepire la nostra determinazione, facciamo una carezza sulla guancia di un bambino per esprimergli affetto e ci sfreghiamo le mani per la soddisfazione.

Le mani, insomma, veicolano la nostra forza personale e trasmettono fiducia:

  • una persona a proprio agio muoverà le mani con gesti ampi e frequenti,
  • mentre la gestualità sarà contratta in caso di insicurezza ed emozioni negative.
Non solo. Le nostre mani possono anche comunicare quanto siamo aperti e disponibili:
  • Le mani aperte con i palmi verso l'alto rappresentano massima disponibilità,
  • mentre chiuse a pugno rivelano fastidio e aggressività nei confronti di una persona o di una situazione,
  • infine, se intrecciate, indicano tensione.

In aggiunta, nascondere le mani dietro la schiena, in tasca, sotto il tavolo o sotto qualche altro oggetto significa che non vogliamo rivelarci completamente all’interlocutore.

Insomma, anche quando non ce ne accorgiamo le nostre mani "parlano" e saper accompagnare i nostri interventi con una gestualità coerente può essere un'arma comunicativa molto potente.

Osserva ad esempio l'utilizzo che Barack Obama fa delle mani in questo celebre discorso e nota come ogni suo gesto trasuda carisma:

https://www.youtube.com/watch?v=ueMNqdB1QIE

Le braccia e le gambe

Se le mani "parlano", anche i movimenti di braccia e gambe possono dire molto di una persona.

Distendere le braccia e fare gesti ampi è un segnale di buona autostima; in generale, nel regno animale, i gesti che hanno come obiettivo quello di ampliare il volume occupato da un'animale, vengono interpretati come segnali di dominanza.

Di riflesso, tenere le braccia vicine al corpo può essere visto come un gesto per "farsi piccoli" e sottrarsi all'attenzione.

...e arriviamo così alle famose braccia incrociate, il gesto conosciuto anche dalla zia Pina. La classica interpretazione delle braccia incrociate è quella di una persona sulla difensiva, ma in questo caso, più che mai, il contesto è essenziale: se ad esempio sei fuori, a gennaio, e il tuo interlocutore tiene le braccia incrociate, potrebbe avere semplicemente freddo! ;-)

Per quanto riguarda invece le gambe incrociate queste indicano quasi sempre chiusura o bisogno di privacy (o qualcuno a cui scappa la pipì!).

Infine, tornando alla posizione delle braccia, tenere le mani sui fianchi e avere le gambe leggermente divaricate è un forte segnale di potenza e controllo, un segnale talmente diretto che possiamo usarlo anche su noi stessi per aumentare la nostra autostima prima di un'importante prova.

Vorrei concludere questa carrellata dei più comuni segnali della comunicazione non verbale parlando di vestiti (e non solo).

IL SIGNIFICATO DEI VESTITI E ALTRI ORNAMENTI

Nel corso dei millenni l'essere umano ha arricchito la propria comunicazione non verbale anche grazie agli indumenti e ad altri ornamenti.

I vestiti, i gioielli, gli occhiali da sole, le acconciature, i colori che indossiamo e il modo con cui interagiamo con i nostri oggetti personali sono estensioni del nostro linguaggio del corpo.

Un esempio? Hai mai notato quelle persone che durante le riunioni di lavoro si slacciano e si riallacciano continuamente il cinturino dell'orologio? È un classico gesto per scacciare il nervosismo.

E quelle che continuano ad accarezzarsi i capelli? Probabilmente hanno un debole per la persona che stanno guardando.

Insomma, se impariamo ad osservare con attenzione, qualsiasi dettaglio e qualsiasi gesto può svelarci un mondo sulle persone che abbiamo davanti. In questo articolo ho cercato di sintetizzare per te i segnali più importanti, ma il linguaggio del corpo è un argomento estremamente vasto e spesso ricco di informazioni non propriamente scientifiche. Come possiamo sfruttare da subito quanto imparato oggi? Per arricchire questo post ho preparato per te un contenuto extra che ti aiuterà a volgere a tuo vantaggio il potere del linguaggio del corpo. Nello specifico, ho raccolto in una one-page i 9 gesti poco conosciuti che ti faranno sentire ed apparire più sicuro di te in qualsiasi situazione. Puoi scaricare questo bonus gratuito completando il form qui sotto:
  Ti auguro una settimana di osservazioni e soddisfazioni ;-) Ci leggiamo nei commenti.

Andrea Giuliodori.

[post_title] => Linguaggio del corpo: scopri come interpretare questi 19 segnali [post_excerpt] => Il linguaggio del corpo è il mezzo di comunicazione universale più potente. Impara a interpretare espressioni e gestualità delle persone. [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => linguaggio-del-corpo [to_ping] => [pinged] => https://www.efficacemente.com/piu-autostima/come-aumentare-l-autostima/ [post_modified] => 2021-06-05 09:07:24 [post_modified_gmt] => 2021-06-05 07:07:24 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.efficacemente.com/?p=25837 [menu_order] => 0 [post_type] => post [post_mime_type] => [comment_count] => 17 [filter] => raw ) [1] => WP_Post Object ( [ID] => 24739 [post_author] => 3 [post_date] => 2019-12-09 06:10:30 [post_date_gmt] => 2019-12-09 05:10:30 [post_content] => Vuoi scoprire chi è un mentore, come può aiutarti a raggiungere il successo e come trovarne uno? Questo articolo l'ho scritto per te. Ah, quanto sarebbe bello poter avere come amico, consigliere e maestro quell’imprenditore illuminato! Ah, cosa darei per uscire a pranzo con il mio idolo del pianoforte e potergli chiedere un parere sulla mia pratica! Ah, quell'influencer è la mia guru! Che darei per parlarci anche solo 15' su Skype e chiederle come avere successo Ti è mai capitato di avere pensieri di questo tipo? Beh... allora significa che hai bisogno di un mentore ;-) Scopriamo allora cos'è un mentore e come poter avvicinare le persone che ammiri e a cui ti ispiri, per trasformarle nelle tue guide. Iniziamo!

Mentore: la tua guida e confidente fidato

Il termine mentore deriva dalla mitologia greca. Nell’Odissea, è il nome del saggio a cui Ulisse affida suo figlio Telemaco durante la sua assenza. Trasportato ai nostri giorni, il mentore è una persona che ha raggiunto i suoi obiettivi, ha grande esperienza nel suo settore e, spinta da una sincera affinità con te, si rende disponibile a farti da guida:
  • Mette in comune le sue conoscenze.
  • Ti apre le porte a determinati ambienti e relazioni.
  • Ti consiglia e ti aiuta nella strada verso il tuo successo.
Che sia un mentore aziendale, un mentore accademico, un mentore famoso o meno, questa figura fonde le qualità dell’amico e del precettore. Ma ne hai davvero bisogno?

Perché trovare un mentore è importante?

"A mio padre devo la vita, al mio maestro una vita che vale la pena di essere vissuta."

Alessandro Magno.

Senza girarci troppo intorno, instaurare una relazione con un mentore può essere decisivo per il tuo percorso professionale e personale. Oltre ai benefici visti qualche riga più su, un mentore...
  • Ti spiana la strada, facendoti guadagnare tempo e risparmiandoti errori e tentativi superflui.
  • Ti accompagna come un saggio nel tuo viaggio dell’eroe. Ha fiducia in te e può capire davvero la tua prospettiva (perché un tempo anche lui si è trovato al tuo posto).
  • Ti permette di avere accesso privilegiato a trucchi del mestiere, strumenti e persone che altrimenti ti sarebbe impossibile raggiungere.
Non male, vero?! Al che ti starai chiedendo... ma come cavolo lo trovo un mentore?! Ci arriviamo, ci arriviamo, prima vediamo però cosa NON fa e cosa NON è un mentore.

Mentore. Cosa NON fa e cosa NON è

Autentico, onesto, creativo, un vero mentore è sempre al tuo fianco quando ne hai bisogno e magari qualche volta è anche... dietro di te se hai bisogno di una sana pedata sul c*lo. Un mentore, però, non sarà MAI un despota in cerca di adepti del proprio culto.
  • Non impone le sue idee e non condiziona.
  • Non critica gratuitamente.
  • Non ti usa per la propria vanità o i propri interessi.
Chiariti questi punti... cerchiamolo il nostro mentore ideale!

Come trovare il mentore migliore?

"Quando l'allievo è pronto, il maestro compare."

Proverbio orientale.

  1. Torna bambino. Lascia da parte i calcoli razionali e pensa a quelle persone che suscitavano la tua ammirazione e la tua simpatia quando eri piccolino. Ma soprattutto pensa a qualcuno che ti ispiri per via del suo percorso, della sua etica e del suo modo di fare.
  2. Scegli qualcuno con cui hai affinità. Quando riconosci in una persona di successo caratteristiche simili alle tue, questo è un buon segnale per capire che è il mentore giusto. Se sei una persona eclettica, ad esempio, un mentore poliedrico saprà consigliarti meglio di una persona che ha un unico interesse.
  3. Usa la regola del 10. Il mentore ideale ti supera di 10 posizioni. Ha uno stipendio mensile 10 volte maggiore rispetto al tuo; parla in pubblico a platee 10 volte più grandi rispetto a quelle con cui ti relazioni. Ha 10 volte i tuoi follower sui social. E così via. Insomma, ci siamo capiti. Se scegliamo un mentore troppo vicino a noi nella scala della realizzazione, il rischio infatti è che sia più amico che guida. Mentre se ci rivolgiamo a una figura che ci supera di troppo, la sua prospettiva sarà eccessivamente distante per tornarci utile.
Bene. È il momento di stalkerare il nostro mentore! (SCHERZO!!!).

Come avvicinare il tuo mentore dei sogni?

  • Ispirati a 007. Usa al meglio i motori di ricerca per trovare informazioni sul tuo futuro mentore. Leggi i suoi articoli e le sue interviste, ascolta podcast, compra i suoi libri, seguilo sui social. In questo modo ti procurerai anche dei buoni spunti di conversazione per quando ti farai avanti.
  • Concentrati sul tuo lavoro. Curalo al meglio, così da poterti proporre con competenze e risultati apprezzabili. Potresti addirittura far sì che il mentore ti si avvicini spontaneamente! Ricorda infatti che il rapporto con il tuo mentore è sempre biunivoco: non puoi chiedere soltanto, devi anche sapere dare (una nuova prospettiva, aiuto concreto, etc.).
  • Fatti avanti. Se hai indagato bene, avrai capito quali sono le occasioni migliori. Puoi inviare una mail offrendoti per una collaborazione gratuita, partecipare a un workshop o proporre un’idea per il suo sito (se ne ha uno). Se il quasi-mentore manifesta interesse a parlarti, chiedi un breve incontro informale.

Mentoring: quando puoi ufficialmente definirti un mentee

Bene, diciamo che è andato tutto secondo i piani e hai trovato il tuo mentore: adesso?! Iniziando a frequentarvi capirete se il mentoring tra di voi può funzionare. Se davvero siete fatti l’uno per l’altro, si stabilirà naturalmente una consuetudine.
  • Comincerete a scambiarvi mail.
  • Vi sentirete su skype.
  • Vi incontrerete per un pranzo tutti i mesi o magari anche più spesso.
A questo punto sarete diventati ufficialmente mentor e mentee. Vediamo quindi come ricavare il meglio da questa relazione.

Mentor e mentee efficaci: regole per un mentoring proficuo

Come tutte le persone di successo, il mentore è una persona impegnata. E nonostante questo, ti sta dedicando ciò che ha di più prezioso: il suo tempo. Comportati con serietà, rispetto e generosità.

1. Sii svizzero

Prima di incontrare il tuo mentore, rifletti con attenzione e arriva agli incontri con le idee chiare, così da fargli richieste o proposte puntuali. Non serve avere in mente l’intero percorso che vuoi fare dalla prima all’ultima tappa. Ma è essenziale conoscere i propri obiettivi a breve termine.  Pianifica gli incontri sul calendario. Dai e chiedi feedback regolari.

2. Mettiti nei suoi panni

Asseconda le esigenze del mentore: organizzarsi e trovare il tempo per gli incontri è più complesso per lui che per te. Lascia che la relazione evolva in maniera naturale. Non dimostrarti pigro e non tirarti indietro quando il mentore ti spingerà a metterti alla prova: è così che apprenderai le competenze decisive per te.

3. Dai prima di chiedere, dai dopo aver chiesto

Esplicita la tua gratitudine e il tuo apprezzamento. Sentire che i propri consigli sono fruttuosi è oltremodo gratificante. Inoltre, come ti avevo già accennato, fai una lista di modi per cui puoi essere utile al tuo mentore. Pensa alle tue competenze e ai tuoi talenti e a come farli incrociare con le sue necessità.

Per finire...

Una volta che il percorso con il tuo mentore ti avrà portato lontano... non essere egoista, diventa un mentore anche tu. La conoscenza umana si è da sempre tramandata tra generazioni, il mentoring, per quanto a volte invisibile, è uno dei collanti della nostra società. E ricorda: spesso, anche un solo consiglio può cambiare la vita di una persona.

Ps. Vuoi essere mio mentee?

Dal 2015, ogni anno, accompagno un numero selezionato di lettori di EfficaceMente in un (per)corso di crescita personale quotidiano. Si chiama 365 - Un anno epico. Ogni mattina, gli iscritti a 365 ricevono una mia email (in questa nuova versione saranno disponibili anche l'app dedicata e il nuovissimo kit - 365). Al suo interno troveranno una sfida, una prova o un esercizio di crescita personale volto a rafforzare una specifica competenza che li aiuterà a realizzare i loro obiettivi. Se vuoi scoprire tutti i dettagli della nuova edizione 2021 del (per)corso annuale, toccare con mano il metodo 365 e scoprire come sfruttare quanto successo nell'anno corrente per trasformare il 2021 nel tuo anno decisivo, ti consiglio di cliccare subito sul link qui sotto e andare alla pagina di presentazione del Corso! Affrettati però! Le iscrizioni chiuderanno Giovedì 31 Dicembre! Dopo tale data non sarà più possibile accedere fino al prossimo dicembre... Che stai aspettando? Mi farai essere il tuo mentore?

Scopri subito 365 - Un anno epico Ed. 2021 (clicca qui)

  A presto.

Andrea Giuliodori.

[post_title] => Mentore: la tua guida per il successo [post_excerpt] => Amico, maestro, confidente fidato. Scopri come trovare il tuo mentore ideale e farti aiutare a raggiungere i tuoi obiettivi di vita. [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => mentore [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2020-12-28 18:39:14 [post_modified_gmt] => 2020-12-28 17:39:14 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.efficacemente.com/?p=24739 [menu_order] => 0 [post_type] => post [post_mime_type] => [comment_count] => 3 [filter] => raw ) [2] => WP_Post Object ( [ID] => 24318 [post_author] => 3 [post_date] => 2019-10-21 01:11:02 [post_date_gmt] => 2019-10-20 23:11:02 [post_content] =>

Hai mai sentito parlare di intelligenza emotiva? In questo nuovo articolo scopriremo cos'è e come può aiutarci a migliorare la nostra vita professionale e personale.

L'altro giorno ero nella libreria Daunt Books, qui a Londra, in cerca di un libro da regalare alla mia ragazza.

Entrato in negozio, chiedo indicazioni alla prima commessa che incrocio, sorridente e carino. Lei cerca un po' e, sorridente e carina, mi chiede di aspettare e va ad avvisare la sua responsabile. Io la ringrazio, sorridente e carino.

Il mondo è sorridente e carino. Mi metto a guardare quanti libri sorridenti e carini potrei portare via con me. Finché non arriva la responsabile.

Né sorridente, né carina.

Ha un perenne cipiglio e un paio di rughe d'espressione di fastidio stampate ai lati delle labbra.

"Good morning" - lo dice come ringhiando.

E poi aggiunge: "Adesso cerchiamo nel database", con la stessa intonazione con cui manderesti a quel paese qualcuno che ti ha appena tagliato la strada.

"L'edizione che sta cercando non esiste" mi dice due minuti dopo, già bella che scocciata perché mi sono permesso di farle perdere tempo prezioso.

Sorridente e carino l'ho ringraziata, ho tirato fuori lo smartphone e, ancor prima di uscire dalla libreria, ho ordinato la famosa edizione "inesistente" su Amazon.

Ti ho raccontato questo episodio per introdurti nel mondo dell’intelligenza emotiva.

Se non hai mai sentito parlare di Q.E. (Quoziente Emotivo), sappi che la commessa della libreria ne aveva molto. La Responsabile, al contrario, aveva lo stesso Q.E. di un comodino.

Perché il Q.I. (Quoziente Intellettivo) non è tutto

quoziente intellettivo
"Più le nostre emozioni saranno coscienti, più la nostra esistenza sarà libera."

Daniel Goleman.

Per anni siamo stati abituati ad associare l'intelligenza soprattutto a capacità di tipo logico-matematiche. Cose come far bene i conti, ragionare con sistematicità e con ordine o essere in grado di risolvere un cubo di Rubik!

Questo tipo di intelligenza è stato a lungo considerato uno dei fattori chiave del successo professionale.

Pian piano, però, i ricercatori hanno iniziato a notare uno strano paradosso: da una parte, infatti, c'erano persone con un quoziente intellettivo altissimo, che tuttavia tendevano a fallire miseramente sia nella carriera, sia nella vita privata. Dall'altra parte, invece, c'erano persone che pur non avendo spiccate doti logico-razionali, facevano delle carriere stupefacenti e ottenevano grandi soddisfazioni anche nella sfera personale.

Questi ultimi magari non erano mai stati in grado di risolvere il famoso cubo di Rubik, ma si erano dimostrati eccezionali in molti altri ambiti. Ad esempio:

  • Riuscire a prendere decisioni con facilità.
  • Avere un ottimo autocontrollo.
  • Dimostrare una buona consapevolezza di sé.
  • Praticare la propria creatività.
  • Essere entusiasti e trasmettere entusiasmo.
  • Continuare ad essere perseveranti.
  • Conservare il proprio ottimismo e la propria speranza anche nei momenti più difficili.
  • Essere bravissimi a stabilire legami sociali e a cooperare con gli altri.

Da queste osservazioni si è scoperto che, per realizzare i propri obiettivi e vivere una vita felice, è necessario anche un altro tipo di intelligenza: l'intelligenza delle nostre emozioni, misurata appunto tramite il quoziente emotivo.

Queste scoperte hanno poi raggiunto il grande pubblico soprattutto grazie al bestseller "Intelligenza emotiva" del Prof. Daniel Goleman .

Vediamo dunque come le emozioni, spesso bistrattate, siano in realtà una delle componenti fondamentali per vivere... EfficaceMente.

Un cuore da 110 e lode

Non sono semplicemente una debolezza del gentil sesso o un accessorio infantile da reprimere una volta cresciuti. Le emozioni sono impulsi che ci rappresentano e che ci mettono in relazione con il mondo.

Grazie alle emozioni siamo in grado di "colorare" gli avvenimenti più importanti della nostra vita e impariamo a gestirli nel modo migliore. Anche se a prima vista potrebbe non sembrare, la loro azione è un aiuto importantissimo proprio per la mente logica.

Le emozioni, ad esempio, aiutano la nostra parte più razionale a fare scelte migliori.

Se siamo in grado di prendere decisioni giuste per noi e la nostra vita, è proprio grazie agli indizi che la nostra componente emotiva invia di continuo alla parte razionale.

Se non provassimo gioia, noia o disgusto per le diverse possibilità, non potremmo determinare se diventare archeologi, medici o pittori, se tentare una strada nuova o rimanere sulla via prestabilita.

Se vuoi approfondire ti consiglio quest'intervista al neurologo Antonio Damasio:

Le sensazioni viscerali, inoltre, (i famosi "buoni o cattivi presentimenti") ci proteggono da decisioni disastrose e ci spingono verso quelle strade che sono più adatte a noi.

Insomma, senza emozioni non potremmo vivere. E sviluppare il nostro quoziente emotivo è fondamentale per imparare a gestire le nostre e le altrui emozioni.

I super poteri di chi ha intelligenza emotiva

L'intelligenza emotiva, come abbiamo visto, è l’arte di avere a che fare con le emozioni; non solo le nostre, ma anche quelle degli altri.

Ma quali sono i super-poteri di chi ha un elevato quoziente emotivo? Eccoli...

1) Conoscere le proprie emozioni

Hai l’impulso di abbandonare la tua facoltà perché non ne puoi più o perché l'idea degli esami ti mette ansia? Hai urlato contro il tuo partner perché sei in collera o triste? A mali diversi, diversi rimedi. Fermarsi a capire qual è il motivo emotivo di certe nostre reazioni serve a identificare anche i modi migliori per avere a che fare con quella determinata emozione.

2) Imparare a controllarle

Decapitare il vicino che per l’ennesima volta ha parcheggiato nel tuo posto? Certo, si può fare. Ma forse sarebbe un pelino esagerato? Forse potresti calmarti un attimo e impiegare tutta questa energia per qualcos’altro. Forse, eh.

Mi raccomando, però, controllo non significa repressione. Anzi! Le emozioni ci danno delle preziose informazioni su di noi e reprimerle non solo è inutile, ma è anche dannoso:

  1. Se reprimiamo delle emozioni, queste a lungo andare finiranno per opprimerci o per esplodere nei momenti meno opportuni. Hai mai sentito parlare del pluriassassino che, a detta del vicino, "era tanto una brava persona"?
  2. Le emozioni arrivano sempre per un motivo. Impara ad interpretarle e usale come GPS per guidarti nella direzione dei tuoi sogni. Hai mai pensato, ad esempio, che la paura potrebbe essere un invito ad andare avanti verso qualcosa che ti permetterà di crescere ed evolvere e non un segnale di stop e pericolo?
  3. La repressione emotiva costa fatica, sia al tuo corpo che alla tua mente. Prova a pensare se quella stanchezza inspiegabile che ti capita di provare non sia magari collegata a questa pressione emotiva di cui ti sei caricato.
  4. Reprimere le emozioni porta alla passività. Ce ne sentiamo tanto sopraffatti da paralizzarci nell'inazione.

Controllare le emozioni vuol dire saperne gestire la durata ed esprimerle in maniera più proficua. Raggiungere un proprio equilibrio.

3) Sapersi motivare

Hai mai notato che le persone che consideriamo più fortunate, spesso hanno anche un atteggiamento positivo nei confronti della vita?

Certo, come non sorridere agli eventi se tutto fila liscio, giusto?!

Ma è nato prima il c**o o l'ottimismo?

Eccessiva preoccupazione e tensione appannano la nostra capacità di giudizio e mettono a repentaglio le nostre prestazioni, mentre il buon umore e una mente serena possono regalarci veri e propri lampi di genio.

Quando siamo sereni o felici, il nostro pensiero diventa più flessibile, dinamico, complesso, creativo, rapido ed entra più facilmente in quello stato di grazia che è l’ispirazione (o flow).

L'ottimismo (non l’eccessiva ingenuità!) è quella fiducia nella vita che ci porta a dare la giusta importanza a fallimenti e insuccessi.

Gli ottimisti, infatti, non li considerano situazioni destinate a ripetersi, ma componenti naturali della vita e occasioni per aggiustare il tiro. E proseguono nella vita con la convinzione di avere sia la volontà che i mezzi per raggiungere i propri obiettivi”.

4) Riconoscere le emozioni degli altri

    Da piccolo ti sarà certamente capitato di incontrarne uno.

    Sto parlando del bambino-fenomeno che se tu eri a casa influenzato ti parlava di tutti i suoi piani magnifici per la settimana bianca che avresti dovuto saltare. E tu, se prima eri triste, affondavi ancora di più nella disperazione.

    Un vero campione in erba di intelligenza emotiva.

    Comprendere le persone che ti circondano e i loro stati emotivi è un’abilità essenziale per capire come muoversi meglio nel mondo.

    Il cuore di tutto è una buona osservazione e un buon ascolto. Prima di parlare, cerca di ascoltare veramente, senza fretta.

    • Non criticare.
    • Non minimizzare.
    • Non fare prediche.
    • Non consigliare.
    • Non analizzare.
    • Non rassicurare.
    • Non chiedere perché.

    5) Essere bravi a gestire le relazioni

    Le persone che manifestano una buona intelligenza emotiva sono a loro agio con gli altri.

    Sanno dare, ricevere, rifiutare e chiedere.

    • Dare: sono generosi, dedicano tempo e attenzioni. Fanno complimenti sinceri e vivi.
    • Ricevere: accettano volentieri aiuto, esprimono la loro gratitudine e felicità. Bandiscono dal proprio modo di parlare formule del tipo: "Non dovevi!", "Non serve" o "Non importa".
    • Rifiutare: sono capaci di dire di "No" quando non vogliono fare qualcosa. In questo modo, i loro "Sì" sono pieni e di cuore, senza traccia di tentennamenti.
    • Chiedere: non hanno problemi a domandare aiuto, riscontro e attenzione verso i propri bisogni.

    Avere un buon rapporto con questi quattro verbi permette di sviluppare le capacità più importanti per il successo interpersonale:

    • La capacità di analizzare la situazione sociale.
    • La capacità di provare empatia e creare legami.
    • La capacità di organizzare i gruppi.
    • La capacità di negoziare soluzioni, mediare, prevenire e risolvere i conflitti.

    Tutti i più bravi leader, gli insegnanti illuminati, gli oratori potenti, gli artisti carismatici manifestano i segni di questi talenti emotivi.

    È facile condividere le loro idee perché, in qualche modo, ti capiscono e valorizzano, anche se siete distanti.

    È facile amarli, perché espandono un’energia buona e calda.

    Ora che abbiamo visto quali sono i super-poteri di chi ha un elevato quoziente emotivo, vediamo alcuni consigli pratici per allenare la nostra intelligenza emotiva, applicandola allo spettro delle nostre emozioni.

    Emozioni fantastiche e come gestirle

    Hai già visto il film di animazione "Inside Out?" Ti presento alcune delle principali emozioni che toccano le nostre vite.

    Vediamo perché nascono, cosa comportano e come difenderci dagli eccessi.

    La Gioia

    Ci rilassa e insieme ci dona energia. La proviamo quando un nostro obiettivo si è realizzato. È l’emozione della libertà, della riuscita e della compiutezza. Ci illumina e ci appaga.

    Non a caso il termine “entusiasta”, che deriva dal greco, significa letteralmente: “avere una divinità dentro di sé”.

    Quando siamo felici siamo sereni e disponibili. E anche più intelligenti, più leggeri, più sani, più belli, più alti - camminiamo tre metri sopra il cielo (non a caso la gioia va a braccetto con l’amore).

    Quando sei felice, sentiti libero di dare sfogo alla tua emozione: corri, salta, balla, grida, abbraccia!

    La vera gioia è uno spettacolo per gli occhi e il cuore.

    La Sorpresa

    Questa emozione rapidissima (è quella che dura di meno, per poi lasciare spazio alle altre) segnala qualcosa di nuovo e imprevisto al nostro organismo, che si attiva all’istante. Il nostro cuore batte più veloce e il cervello si accende, dedicando una completa attenzione alla novità e scolpendola nella memoria.

    Vivere sempre meglio, questo era lo scopo ancestrale della sorprese.

    E quelle brutte?

    Quando la novità è troppo lontana da noi e dalle nostre esperienze, le nostre energie fisiche e mentali vengono stimolate in maniera eccessiva e proviamo un senso di stress.

    Che siano più o meno piacevoli, gusta sempre a pieno il sapore dei colpi di scena della tua vita: non avere fretta di distrarti. Arricchirai di sapore e dimensione la tua vita.

    Il Disgusto

    È la medicina preventiva più antica che ci sia, uno scudo programmato per proteggerci da tutto quello che può attentare alla nostra vita fisica o interiore. I segnali che ci rimanda alla presenza di cibi, oggetti o persone tossiche, preservano la nostra salute e la nostra integrità etica.

    Ma anche le emozioni a prima vista più negative hanno una loro utilità...

    La Paura

    Nasce per salvarci la vita. Acuisce i nostri sensi e attiva tutto il nostro corpo o, al contrario, lo paralizza (di fronte a un animale feroce, la soluzione ancestrale migliore era fingersi morti!). Il punto è non aumentarla, ma neanche minimizzarla: non farà altro che toglierti energie.

    Primo soccorso:

    • Fai un bel respiro. Respirare bene e con coscienza aiuta a riequilibrare corpo e mente.
    • Sii più sensuale. Cambia prospettiva provando a concentrarti sulle sensazioni che ti rimandano i sensi come il tatto o l’olfatto. Tieni ad esempio un oggetto tra le mani e percepisci la sua superficie, l'odore che emana, i lievi suoni che produce fra le tue mani.
    • Goditela. Ci sono situazioni in cui la paura non ha un reale scopo salva-vita (tutte le paure sociali, per esempio). In quei casi puoi approfittare dell’energia che ti regala la paura e utilizzarla in senso positivo. Devi affrontare una prova sociale che ti mette paura? Preparati, ma senza strafare. Ricorda che non potrà succederti nulla di male: niente incidenti, attacchi di belve feroci né un rifiuto mortifero da parte della comunità. Al massimo non sarai brillantissimo e la prossima volta andrà meglio. Poi, concentrati. Sii attivo nei confronti dell’interlocutore o del pubblico. Più che sentirti guardato, guarda con interesse. Prenditi il piacere di farlo. Apprezza quello che fai. A poco a poco, dalla paura sorgerà un’altra emozione che non credevi di provare: il desiderio di fare quello che temevi.

    La Rabbia

    Anche questo è uno stato emotivo che porta un'eccezionale surplus di energia: nasce per combattere un’ingiustizia e permettere la nostra affermazione nel mondo. Come dicono i saggi: “Non sopprimere la rabbia, ma non agire mai sotto il suo impulso.”

    Primo soccorso:

    • Informati. Capire la situazione attraverso dettagli ulteriori porta a smussare la sensazione di ingiustizia.
    • Raffreddati. Se ti è possibile, allontanati dal luogo della discussione e dalle persone con cui litighi. L’emozione diminuirà d’intensità. Fai una lunga passeggiata in un luogo naturale. Vai al cinema da solo. Leggi un libro che ti faccia immergere nella storia. Le distrazioni buone portano la mente lontano dai pensieri negativi.
    • Scrivi Guerra e Pace. Invece dell’ennesimo servizio di piatti, prendi in mano la penna e un pezzo di carta (non il computer) ed esprimi lì tutta la tua rabbia. Scrivi tutto, ma proprio tutto, quello che ti passa per la testa.

    La Tristezza

    Sembra sempre difficile crederlo, ma anche la tristezza ha una sua funzione. Quella mancanza di energia, quel ripiegamento e quel disinteresse verso la vita superficiale hanno il compito di portarci più in profondità dentro noi stessi, farci metabolizzare il lutto di una perdita e riemergere, con una rinnovata saggezza, verso nuovi progetti. Attenzione: sto parlando di tristezza, e non di depressione clinica. Come per tutte le altre emozioni negative, l’importante è che la sua durata non sia eccessiva.

    Primo soccorso

    • Muoviti! Può sembrare l’ultima cosa da fare quando si è sopraffatti dalla malinconia, ma praticare dell’attività fisica aerobica è uno dei rimedi più rapidi per lasciarsi la malinconia alle spalle. Il segreto? La tristezza abbassa il grado di attivazione del nostro organismo; il movimento, al contrario, comporta una grande attivazione che spinge verso un altro stato emotivo.
    • Amici e famiglia. Invece di rinchiuderti in una cella di isolamento per giorni, passa del tempo con le persone a cui tieni.
    • Vinci. Non serve andare in ricevitoria. Basta che ti apparecchi un successo facile: termina un lavoro lasciato a metà da tempo o sistemati al meglio per il giorno successivo. Ti darà una piccola ma interessante sferzata di soddisfazione.
    • Capovolgi. Quando sei triste tendi ad avere pensieri molto assolutistici. "Mai", "sempre", "nessuno", "niente" sono le parole che costellano la tua mente. Prova a ragionare in maniera totalmente opposta. Hai perso il lavoro? Concentrati su tutto quello che non andava in quel lavoro, al tempo che ti prendeva, alle tensioni con i colleghi… Guarda la perdita in maniera positiva e paradossale. Sarà più semplice uscire dal loop e pensare in maniera molto più costruttiva e creativa.
    • Aiuta. La tristezza è un momento di grande concentrazione su se stessi e sulle proprie dinamiche interiori. Dedicare del tempo e delle energie a chi ne ha bisogno porta lontano dal proprio rimuginare.
    • Coltiva la tua spiritualità. Che sia tramite la meditazione o le pratiche che più ti riportano a te stesso.

    La Preoccupazione

    Sì, anche lei -se equilibrata- serve. Fa sì che la nostra mente si concentri in maniera efficace su situazioni spiacevoli che potrebbero verificarsi allo scopo di difenderci.

    Anticipando le situazioni che percepiamo come pericolose, abbiamo tutto il tempo per individuare o creare le soluzioni migliori. I problemi sorgono quando la preoccupazione diventa una compagna cronica (e, per alcuni, un fedele rifugio o, addirittura, un singolare portafortuna!).

    Primo soccorso

    • Riflessi pronti. La prossima volta che ti succede, riconosci subito i primi pensieri ispirati dalla preoccupazione. L’auto-consapevolezza è già un ottimo modo per creare una distanza tra te e loro.
    • Rompiti le scatole. Scettico. Critico. Analitico. Minuzioso. È il momento di infilare gli occhiali e sfoderare tutte le migliori armi da primo della classe per mettere sotto esame i tuoi stessi pensieri. “Quella tal cosa potrebbe davvero verificarsi?”, “Ma ne sei sicurissimo?”, “Sulla base di che elementi, sentiamo!”, “E che probabilità ci sono?”, “Non mi sembra proprio che ci sia un’unica alternativa”, “Si potranno prendere delle misure difensive, no?”, “Ragioniamo su come trovarle”. Per poi arrivare, presto o tardi, all’ultima battuta: “Ma non ti sei stufato di passare tutto questo tempo così?”

    Conclusioni e un test di Q.E. per te...

    E tu, che quoziente emotivo hai? Per chiudere in bellezza questo articolo, ho pensato ad un semplice test attraverso il quale potrai misurare il tuo attuale livello di Q.E. e alcuni consigli pratici per migliorarlo:

    VAI AL TEST 》

    Fammi poi sapere il risultato che avrai ottenuto nei commenti :-) A presto, Andrea Giuliodori. [post_title] => Intelligenza emotiva: e se le emozioni fossero la chiave del successo? [post_excerpt] => Vediamo insieme quali sono le capacità collegate all’intelligenza emotiva, che cos'è il Quoziente Emotivo e come gestire al meglio le nostre emozioni. [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => intelligenza-emotiva [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-10-21 08:17:00 [post_modified_gmt] => 2019-10-21 06:17:00 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.efficacemente.com/?p=24318 [menu_order] => 0 [post_type] => post [post_mime_type] => [comment_count] => 26 [filter] => raw ) [3] => WP_Post Object ( [ID] => 23676 [post_author] => 3 [post_date] => 2019-06-03 01:10:45 [post_date_gmt] => 2019-06-02 23:10:45 [post_content] => Vuoi scoprire i segreti della comunicazione efficace? Non hai bisogno di un corso, esercizi realizzati negli anni '90 o tecniche strampalate. Ecco dei semplici accorgimenti per migliorare qualsiasi conversazione in meno di 4 minuti (il tempo di leggere questo articolo).

    La qualità delle nostre relazioni è direttamente proporzionale alla qualità delle nostre conversazioni.

    Non ne sei convinto? Prova a pensarci... con chi ami trascorrere il tuo tempo? Chi ti sta più simpatico tra i tuoi amici? Chi inviteresti al tuo matrimonio anche se non è tuo cugino di terzo grado?

    Eh già, le persone con cui amiamo dialogare sono anche le persone con cui abbiamo maggiore affinità.

    Al che una domanda sorge spontanea... sei anche tu una di queste persone con cui è piacevole conversare?

    No?

    Fammi indovinare...

    • Quando ti trovi in una conversazione, soprattutto con una persona che hai conosciuto per la prima volta (o conosci ancora poco), ti senti impacciato e non sai bene di cosa parlare.
    • Dopo le domande di rito, seguono spesso silenzi imbarazzanti tra te e il tuo interlocutore.
    • Hai spesso l'impressione che le tue conversazioni rimangano in superficie e hai difficoltà ad entrare davvero in contatto con le persone.

    Fuochino? ;-)

    Se ti sei ritrovato almeno una volta in una di queste situazioni, scopriamo insieme alcune tecniche di comunicazione efficace in grado di migliorare drasticamente le tue conversazioni.

    Ma prima una breve premessa...

    Vuoi comunicare efficacemente? Impara a fare domande (quelle giuste)

    comunicazione efficace: domande

    Le domande sono uno degli strumenti comunicativi più potenti a nostra disposizione.

    Porci le giuste domande può letteralmente cambiarci la vita.

    Porre le giuste domande può cambiare la qualità delle nostre conversazioni.

    Vediamo allora quali sono le migliori domande che puoi fare durante una chiacchierata per entrare subito in sintonia col tuo interlocutore.

    Sviluppa una comunicazione efficace grazie a queste 9 domande

    Ok, direi che ci abbiamo girato intorno abbastanza, non voglio di certo perderti in questa nostra... "conversazione a distanza". Ecco le 9 domande che miglioreranno per sempre le tue conversazioni:

    1. Smettila di fare interrogatori

    Una comunicazione efficace con gli altri è innanzitutto una comunicazione "ricca".

    Se costringi il tuo interlocutore (la ragazza/o di cui ti sei invaghito, il cliente che vorresti conquistare, il conoscente di cui vorresti sapere di più) a rispondere a monosillabi, credimi, la vostra conversazione non andrà molto lontano!

    Le domande "secche" che prevedono una risposta del tipo "sì / no" possono essere un buon punto di partenza per rompere il ghiaccio, ma se continui a fare queste domande, magari anche a ritmo serrato, metterai l'altra persona sulle difensive e la vostra comunicazione ne risentirà.

    Scegli piuttosto domande aperte, domande che permettano all'altra persona di aprirsi (appunto) e intavolare con te un vero dialogo.

    Esempio: non chiedere "Ti piace la musica", chiedi invece "Quale artista ti piace? Perché proprio questo artista?".

    2. Usa il "Perché?" (almeno 3 volte)

    Quando ero bambino i miei ad un certo punto mi hanno regalato un libro intitolato "Perché? Perché?": dovevo essere davvero un rompiballe di prima categoria! :-D

    Eppure quella semplice parola, il "Perché", può migliorare di molto le nostre conversazioni.

    Se non vuoi limitarti a delle chiacchierate superficiali e vuoi andare in profondità con chi ti sta di fronte, dimostra sincera curiosità: chiedi il perché delle sue risposte.

    Esempio: se il tuo interlocutore ti dice di amare Gigi D'Alessio per i testi delle sue canzoni, chiedigli "Perché ami i suoi testi? Quali sono dei passaggi che ami particolarmente", se ti risponde di essere legato ad un passaggio in particolare, ovvero "Le domeniche d'agosto quanta neve che cadrà", chiedigli... no vabbé, fuggi! :-D Battute a parte, chiedere "Perché?" (in maniera curiosa e non pressante) è uno dei modi migliori per approfondire una conversazione.

    3. Fai domande precise

    Domande precise portano l'interlocutore a dare risposte ricche e dettagliate.

    La prossima volta che vedi un collega dopo il weekend, non chiedergli come sia andato il finesettimana, chiedigli qual è stata l'attività più divertente che ha fatto.

    Ancora una volta, se applicherai i consigli di questo articolo in maniera meccanica e forzata, renderai le tue conversazioni molto, ma molto imbarazzanti. Prendi invece spunto da queste indicazioni per migliorare in maniera naturale le tue doti di comunicazione efficace.

    4. Parla di emozioni e reazioni

    Se parli con una persona della sua attività lavorativa o di una sua passione, non fargli domande generiche del tipo: "com'è essere un avvocato?". Sono domande generiche e difficili da rispondere. Concentrati piuttosto sulle emozioni e sulle reazioni della persona: "qual è la cosa che ti ha stupito di più da quando sei avvocato?", "qual è una cosa che non ti saresti mai aspettato prima di intraprendere la carriera di medico?".

    Parla al cuore delle persone, non le mettere in difficoltà con domande insipide.

    5. Sii sempre curioso

    Spesso le conversazioni tra persone più che uno scambio coinvolgente assomigliano ad una gara in cui ognuno degli interlocutori passa il tempo ad aspettare il suo turno, pensando a qualcosa di intelligente e brillante da dire, e ignorando di fatto quello che stanno dicendo gli altri.

    Lo fanno in molti, ma fidati: si percepisce.

    Impara invece ad essere curioso: dopo aver posto una domanda, ascolta la risposta con sincera attenzione. Ti sorprenderai di quante nuove cose puoi scoprire e questo farà nascere in te nuovi interrogativi, rendendo la conversazione divertente e mai noiosa.

    ... e poi ricorda, come disse Dale Carnegie: le persone amano parlare di se stesse, più glielo fai fare e più ti adoreranno.

    6. Impara le lezioni apprese dalle altre persone

    Una comunicazione efficace è una comunicazione su due vie.

    Nei punti precedenti abbiamo visto come usare le domande per mettere a proprio agio l'interlocutore e avere una conversazione coinvolgente e profonda.

    Ma queste conversazioni devono arricchire anche te, altrimenti il rischio è che si trasformino in un gioco di comunicazione fine a se stesso.

    Uno dei modi migliori per rendere la conversazione frizzante e carpire quanti più segreti possibile da un interlocutore particolarmente stimolante è quello di chiedere a questa persona quali lezioni abbia imparato da una determinata circostanza o esperienza.

    Spesso siamo talmente incentrati su noi stessi che dimentichiamo che altre persone probabilmente hanno già affrontato sfide simili alle nostre e la loro esperienza può insegnarci molto: basta chiedere, basta chiedere quali lezioni hanno appreso.

    7. Fatti raccontare una storia

    comunicazione efficace: storia

    Gli esseri umani vivono di storie.

    Fin dall'antichità le storie sono state il nostro strumento comunicativo preferito per trasmettere la conoscenza.

    Se vuoi avere una conversazione interessante, dai la possibilità al tuo interlocutore di raccontarti una storia.

    Se stai parlando con un ragazzo o una ragazza che ti piace, non limitarti a chiedergli cosa faccia nella vita, chiedigli piuttosto di raccontarti la cosa più assurda che gli sia capitata da quando lavora.

    Raccontare storie è quanto di più naturale esista per ogni essere umano: farlo ci mette a nostro agio e crea empatia con le persone con cui stiamo dialogando.

    8. Prendi spunto dai bambini

    Qualche paragrafo fa ti ho raccontato di che razza di bambino rompiballe ero da piccolo con tutti i miei "Perché? Perché?", ma i bambini possono insegnarci qualcos'altro...

    I bambini non hanno paura di fare domande (apparentemente) stupide.

    Noi adulti invece ci facciamo sempre un sacco di seghe mentali e se il nostro interlocutore dice qualcosa che non capiamo, abbozziamo un sorriso e passiamo avanti: pessimo errore!

    Se non hai capito qualcosa, semplicemente chiedi a chi ti sta di fronte di rispiegartela, magari come la rispiegherebbe ad un bambino di 4 anni.

    9. Usa questa domanda bonus

    Se ti ritrovi a parlare con un esperto e vuoi trarre il massimo dalla conversazione, devi assolutamente usare questa domanda bonus:

    "Qual è la domanda che non ti fa mai nessuno e che invece reputi fondamentale per avere successo nel tuo campo?"

    Questa domanda farà sentire importante il tuo interlocutore, ma cosa ancor più... importante, ti aprirà un mondo!

    Molti di noi sono convinti di sapere già tutto di un argomento, ma solo nel momento in cui ci viene proposto un punto di vista a cui non avevamo mai pensato e di cui ignoravamo totalmente l'esistenza, ampliamo davvero la nostra conoscenza.

    Lascia che sia l'esperto di turno a trovare per te le domande più intelligenti a cui vorrebbe rispondere.

    Conclusioni

    Bene, mi auguro che i consigli pratici visti in questo articolo ti aiutino davvero ad avere conversazioni più ricche e coinvolgenti.

    Se anche tu hai consigli per una comunicazione efficace, sarò curioso di leggerli nei commenti.

    A presto!

    Andrea Giuliodori.

    [post_title] => Comunicazione efficace: come migliorare una conversazione in 4 minuti [post_excerpt] => Vuoi scoprire i segreti della comunicazione efficace? Ecco dei semplici accorgimenti per migliorare qualsiasi conversazione in meno di 4 minuti. [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => comunicazione-efficace [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-06-03 09:16:33 [post_modified_gmt] => 2019-06-03 07:16:33 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.efficacemente.com/?p=23676 [menu_order] => 0 [post_type] => post [post_mime_type] => [comment_count] => 37 [filter] => raw ) [4] => WP_Post Object ( [ID] => 23321 [post_author] => 23 [post_date] => 2019-04-22 08:11:59 [post_date_gmt] => 2019-04-22 06:11:59 [post_content] =>

    L'articolo di oggi tratterà una strana entità che ci abita e che si forma nei nostri primi anni, ma che non ci rappresenta completamente: l'ego.

    ego

    Nonostante la parola stessa ci possa ingannare, l'ego è solamente una frazione di ciò che siamo e non è necessario lasciarlo comandare. Ma per potercene liberare, almeno parzialmente, abbiamo prima bisogno di conoscerlo bene.

    Chi è l'ego?

    Indubbiamente possiamo essere d'accordo sul fatto che questo termine sia una delle parole "psicologiche" più conosciute e utilizzate. Tutti noi, almeno una volta, hanno sentito qualcuno parlare di ego. Magari proprio del nostro e in quel caso probabilmente non è stata una bella situazione.

    Sono rari, infatti, i casi in cui l'ego al comando porti a buoni risultati. Io stesso, che ne ho uno piuttosto ingombrante grazie a un'eccessiva autostima, non ne conosco molti.

    Ma rispondiamo alla domanda.

    Ego, nella pratica, significa io. Nel contesto psicologico è quell'identità che ci creiamo per comprenderci come separati dagli altri.

    Mi spiego meglio: prendiamo tutto ciò che crediamo rispetto alla nostra personalità, abilità e talenti... e abbiamo la struttura del nostro ego.

    Fino a qui, nessun problema, apparentemente. Ma facciamo un viaggetto nel tempo per capire come si forma questa finta identità. Non preoccuparti, capirai subito perché dico finta.

    I nostri primi passi nel mondo

    chi è ego

    Quando nasciamo, siamo piccoli e non abbiamo nessun interesse ad avere un'immagine di noi che intendiamo proiettare agli occhi degli altri. A malapena respiriamo!

    In quel periodo non ci sentiamo separati dal resto del mondo. È un eterno presente in cui la serenità dell'esplorazione si interrompe solo con la fame o con la paura. Appena risolte quelle, torniamo in pace.

    Dopo un po' di tempo ci accorgiamo che mamma e papà danno nomi alle cose. Anche a noi. Così impariamo parole semplici come mamma, pappa e simili e riceviamo tanti complimenti.

    Il nostro cervello dunque impara che dare un nome alle cose equivale a un premio. Continuiamo, dunque, fino a dire il nostro nome.

    Super-premio e inizio della costruzione dell'ego. In fondo noi siamo quel nome, o meglio ci identifichiamo con esso. All'inizio in terza persona ("Elisa ha sete", "Severino deve fare pipì"), poi piano piano in prima ("io").

    Dall'essere al possedere

    Quante lettere separano io da mio? L'uso degli oggetti, nel tempo, si trasforma da un processo di etichettatura a un gioco di possesso. Chi di noi non ha avuto un gioco preferito? Io avevo il mio Coccolino, per esempio! Quando mi levavano Coccolino, naturalmente, piangevo e mi disperavo (in realtà piangevo e mi disperavo per una marea di insulse ragioni). Avevo cominciato a selezionare gli oggetti: alcuni mi rendevano felice, altri indifferente, altri mi davano sensazioni spiacevoli.

    Alcuni oggetti assomigliavano di più a "io".

    Cosa succede quando io finisce inevitabilmente per confrontarsi con gli altri "io"? Di tutto, naturalmente.

    Ci saranno interazioni che interferiscono con la pace, altre che danno estremo piacere ed è un continuo ridefinirsi di comportamenti su parametri inizialmente sconosciuti:

    • Il mio amico ha un gioco che non ho, mi sento inferiore
    • Faccio i capricci per ottenerlo e mi offendo se non funziona
    • Mi sento superiore se ho un gioco che un mio amico non ha

    Dagli oggetti, poi, si passa a cose immateriali: l'attenzione degli altri, per esempio. E tutto va bene finché, per esempio, si comincia a camminare.

    Ogni passo infatti è un miracolo che tutti celebrano con ogni tipo di complimenti: foto, applausi e urletti di gioia. Da quel momento, allora, si cominciano a provare altri "numeri"... ma non tutti vanno a buon fine. La testata al fratellino o la spinta, per esempio, causano rimproveri. Dunque non tutte le attenzioni sono positive.

    La spinta dell'ego a conformarsi

    Naturalmente i complimenti sono meglio dei rimproveri, così si impara cosa va bene e cosa no, iniziando con un po' di autocontrollo. Da quel punto in poi comincia a contare moltissimo quello che vedono gli altri. Si esce dal mondo interiore e comincia a far contare di più come si appare all'esterno.

    Da qui arrivano ulteriori distorsioni, causate proprio dal comportamento altrui: non tutto infatti causa le stesse reazioni dopo un po'. Alcune cose infatti diventano scontate e, per tornare al centro dell'attenzione, si comincia a puntare su scelte che richiamano il focus immediato ma che non sempre sono scelte utili.

    Essere ignorati non è mai una bella sensazione e, quando non si conoscono metodi migliori, l'attenzione degli altri che ormai è così importante va guadagnata in qualche modo.

    E poi l'adolescenza con il dominio del gruppo di appartenenza sui desideri singoli, e poi la vita adulta con le aspettative della società e del mondo del lavoro.

    Si finisce per dimenticarsi delle emozioni, magari per diventare "persone serie", finendo per lasciar andare perfino l'empatia. Arrivati a questo punto, come avrai intuito, un'enormità di questi comportamenti e meccanismi è stata allenata per decenni e sarà dunque difficile da sradicare. Ma è un processo necessario.

    Ora ti dico perché.

    Le nostre maschere

    ego maschere

    Ogni ruolo che interpretiamo nella nostra vita necessita di una maschera e, dentro di noi, ne albergano tantissime: abbiamo il nostro "io" giocherellone, quello rabbioso, quello che vuole sempre mettere a posto tutto, quello menefreghista, quello bambino che ha bisogno di attenzioni, quello superserio che non riesce a staccare dai doveri... sono tanti e sono dentro tutti insieme.

    Ma si presentano uno alla volta e la nostra efficacia come persone spesso dipende dal mettere la maschera giusta semplicemente al momento giusto: difficilmente il nostro "io" menefreghista otterrà grandi risultati durante lo sprint dell'organizzazione di un grande evento per il nostro lavoro. Oppure sarà dura sedurre il nostro partner ideale mentre indossiamo la maschera dei doveri.

    La maschera giusta al momento giusto spesso aiuta, fin troppo. Ma non funziona nel lungo periodo, per due motivi:

    • Nel lungo periodo le "maschere errate" si accumulano
    • Nessuna di queste maschere siamo noi

    Non fraintendermi: alcune di queste maschere spaccano! Sono belle e superfunzionali e non è un male mettersele su... ogni tanto. Il problema è che non sono le sole e ognuno di noi ne contiene alcune che, invece, portano danni.

    L'ego e le sue maschere nere

    Chi di noi non ha conosciuto quello che fa la vittima? È largamente probabile che in alcune o tante occasioni, siamo stati proprio noi quel qualcuno. In quel momento crediamo che le cose che accadano avvengano per perseguitarci, o perché siamo sfortunati.

    Ma c'è chi usa questa maschera in modo sistematico e si offende pure se qualcuno con una maschera più solare gli fa presente che le cose non sono proprio così grigie e, soprattutto, che non ruotano tutte intorno a lui.

    Questa maschera finisce per diventare l'unica, portando la sofferenza ad essere una specifica scelta di identità, rimandando sempre quelle scelte che ci tirerebbero fuori dal circolo vizioso. Inutile descrivere i risultati personali e societari di un approccio simile.

    Non è l'unica maschera nera dell'ego, naturalmente. Ci sono maschere che adorano la vergogna e l'autocommiserazione, per esempio. Quelle che si insultano in continuazione o che ci fanno l'elenco delle nostre sfortune e difetti, senza per forza palesarsi direttamente all'esterno. Quelle che ci dicono che siamo brutti, grassi, pelosi o cattivi. Che ci fanno credere che non meritiamo amore.

    E quelle che ci fanno credere che ciò che perdiamo ci apparteneva, per esempio.

    Ma davvero c'è qualcosa che ci appartiene?

    L'identità vera dietro l'ego

    ego identità

    Dietro tutte queste maschere c'è qualcosa che non è veramente possibile definire a parole, ma è quell'essenza immutabile che siamo veramente noi. È sempre lì, come a osservare tutto. La noterai quando la tua mente è silenziosa, perché è lì ma non parla. Ecco: tutto quello che rimane, spogliate le maschere (anche solo temporaneamente), è il vero te.

    È impossibile eliminare interamente l'ego dalla nostra quotidianità, anche perché ci permette di "sentire" i nostri confini, di capire cosa è noi e cosa non lo è.

    I nostri compiti primari, dunque sono due:

    • Fare conoscenza con il nostro ego, in tutte le sue sfaccettature. Questo, per riconoscerlo quando interviene e non è funzionale che resti al comando
    • Minimizzare la sua influenza sulle nostre vite, specialmente nelle sue sfumature negative.

    Come tornare in contatto con l'identità?

    ego realtà

    Ci sono diversi modi, in realtà, di interferire con il Default Network del nostro cervello. Questa serie di connessioni è la principale candidata al contenimento del nostro ego. Difatti, interviene nei momenti di riposo dal presente, quando cominciamo a raccontarci la nostra storia. Hai presente quella voce interiore che cerca di dare un senso alle esperienze passate, programmare il futuro, parlarti di te?

    Regalarci momenti in cui spegniamo o comunque abbassiamo di molto il volume di questo Network è il modo più veloce per entrare in contatto con le prime percezioni della nostra identità.

    Questo può avvenire attraverso stati meditativi profondi, in cui la mente smette di parlare. Oppure in stati di flow, quando siamo così immersi in un'attività che non c'è né pensiero né percezione dello scorrere del tempo.

    Oppure con gli allucinogeni, ma non è ancora un'esperienza che mi sento di consigliare anche perché di prima mano non ne so nulla, nonostante una serie di nuovi studi stia cercando di dimostrare che in realtà queste sostanze, proprio dissolvendo il circuito dell'ego, finiscano per aiutare alcuni specifici trattamenti psicologici.

    Come cominciare a smantellare l'ego?

    "Nessuno ha appreso il significato della vita finché non ha ceduto il suo ego al servizio dei suoi simili."

    Beran Wolfe.

    La fortuna è che il nostro ego, nella forma di almeno una di quelle maschere, è presente il 99% del tempo. Non sarà dunque difficile cominciare a riconoscerlo.

    Per cominciare questo lavoro di conoscenza e pulizia in cui lasciar andare un po' di cose, ho rielaborato un semplice (semplice e facile non sempre sono sinonimi) esercizio che potrai fare quando sei da solo nella tua stanza.

    Puoi scaricare le istruzioni dal form qui sotto e iniziare a scoprire chi c'è davvero sotto quelle maschere!

      Noi ci sentiamo alla prossima. Ti abbraccio forte.   [post_title] => L'ego: una trappola necessaria da cui possiamo liberarci [post_excerpt] => Un articolo su una strana entità che ci abita e che si forma nei nostri primi anni, ma che non ci rappresenta completamente: l'ego. [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => ego [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-06-27 14:46:18 [post_modified_gmt] => 2019-06-27 12:46:18 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.efficacemente.com/?p=23321 [menu_order] => 0 [post_type] => post [post_mime_type] => [comment_count] => 5 [filter] => raw ) ) [post_count] => 5 [current_post] => -1 [in_the_loop] => [post] => WP_Post Object ( [ID] => 25837 [post_author] => 3 [post_date] => 2020-07-05 19:11:27 [post_date_gmt] => 2020-07-05 17:11:27 [post_content] =>

    L'interpretazione del linguaggio del corpo ti ha sempre incuriosito? Sei arrivato sull'articolo giusto per te.

    linguaggio del corpo

    Mi ricordo ancora questa scena dai tempi dell'università.

    C'era questo ragazzo seduto di fronte a me in aula studio: continuava a tormentarsi le mani e a mordicchiarsi le labbra davanti a un manuale aperto sul tavolo, probabilmente in preda all'ansia da esame.

    Qualunque fosse la motivazione, io che mi trovavo lì allo stesso tavolo non ho potuto fare a meno di percepire quella tensione – e, a lungo andare, di farmene contagiare. Dopo qualche minuto mi sentivo nervoso anch’io, e mi sono reso conto che non avevo memorizzato nulla di quanto stavo studiando!

    Fatto sta che appena si è liberato un posto mi sono allontanato e ho finalmente ritrovato la concentrazione per studiare.

    Magari è capitato anche a te qualcosa di simile.

    Ti trovi a parlare più volentieri con un interlocutore che ti sorride, ti guarda negli occhi e ha una postura rilassata, mentre in compagnia di una persona che si mordicchia le unghie finisci per sentirti a disagio e agitato come era capitato a me.

    Questo accade perché il linguaggio del corpo è una delle forme di comunicazione umana più potenti.

    Anzi, a detta degli esperti è LA forma di comunicazione più potente in assoluto.

    La componente non verbale (quindi tutto ciò che comunichiamo senza l'uso delle parole) costituisce oltre il 65% della comunicazione complessiva, ed è praticamente universale.

    Conoscere il linguaggio del corpo, significa dunque poter comunicare meglio con il mondo esterno.

    Nello specifico, grazie alla comunicazione non verbale possiamo...

    1. Interpretare gli stati emotivi delle persone che ci circondano.
    2. Esprimere i nostri sentimenti e le nostre idee in maniera più efficace.
    3. Evitare fraintendimenti.
    4. Capire se una persona ci sta mentendo.
    5. Sedurre una persona (eh già: il linguaggio del corpo maschile nel corteggiamento ha particolari codici, così come quello femminile).
    6. Dimostrare maggiore assertività quando interloquiamo con gli altri.
    7. Aumentare la nostra energia personale (qui spiego come farlo nel dettaglio).

    In questo articolo vedremo dunque cos'è il linguaggio del corpo e quali sono i segnali più importanti a cui dovresti prestare attenzione.

    Partiamo.

    Linguaggio del corpo, un codice universale

    Il linguaggio del corpo è l'insieme dei segnali non verbali che usiamo ogni giorno (e spesso inconsapevolmente) per comunicare con il mondo esterno. Nello specifico:

    • le espressioni del nostro volto,
    • i movimenti del nostro corpo,
    • le posture che assumiamo,
    • la distanza che teniamo rispetto all’interlocutore,
    • l’abbigliamento.

    Questi segnali sono immediati e universali.

    Già Darwin aveva osservato come gli esseri umani e gli animali assumano posture simili per esprimere emozioni quali rabbia, felicità e paura.

    In seguito, negli anni '70, ricercatori come Ekman e Friesen hanno confermato questa teoria con uno studio interculturale che ha dimostrato come individui appartenenti a società e continenti diversissimi comprendessero e usassero le stesse espressioni non verbali.

    La prova del nove è stata l'osservazione dei membri di una tribù isolata in Papua Nuova Guinea, che non avevano mai visto o letto una trasmissione tv o un giornale.

    Gli individui esaminati furono infatti in grado di riconoscere in modo corretto le espressioni del viso di uomini e donne occidentali, pur non avendo mai avuto contatti con queste persone.

    ...e a proposito della corretta interpretazione delle espressioni del viso e degli altri segni del linguaggio del corpo, scopriamo come farlo EfficaceMente, imparando a cogliere anche i segnali più deboli e nascosti ;-) Prima di farlo però, sgombriamo il campo da due falsi miti sulla comunicazione non verbale.

    2 falsi miti sul linguaggio del corpo

    Falso mito #1: Un segnale ha sempre un significato univoco

    I segni del corpo vanno sempre interpretati in base al contesto. Un identico segnale, infatti, potrebbe significare cose ben diverse a seconda della situazione in cui ci si trova.

    Ignorare questa semplice realtà può portarci a prendere delle cantonate pazzesche.

    Una postura accasciata su una sedia, ad esempio, potrebbe indicare una scarsa autostima in un contesto professionale così come potrebbe essere semplicemente un segnale di rilassatezza in un contesto informale.

    Falso mito #2: Un segnale basta per definire una persona o una comunicazione

    Una rondine non fa primavera e le braccia incrociate non fanno una persona sulla difensiva!

    Ironie a parte, i segnali del corpo vanno sempre letti nel loro insieme. Ci sono determinati gesti o espressioni che ricorrono più frequentemente? Sono coerenti tra loro?

    Non accontentarti mai di un solo segnale per definire una persona o un suo stato emotivo.

    Ok, fatta questa breve premessa sugli errori da non fare, vediamo come interpretare i più comuni segnali della comunicazione non verbale.

    Come capire il linguaggio del corpo: interpretare i segnali più comuni

    Partiamo da quello che guardiamo prima di tutto in un’altra persona: il viso.

    SAPER LEGGERE LE ESPRESSIONI DEL VISO

    L'espressione sul volto di una persona ci spinge a provare un'immediata antipatia o riesce a farci innamorare.

    Alcune ricerche suggeriscono addirittura che formuliamo giudizi sull'intelligenza degli altri basandoci sui loro volti.

    Un esempio? Le persone con espressioni sorridenti e gioiose sono mediamente percepite come più intelligenti rispetto a quelle dal volto imbronciato, quindi... sorridi!

    In generale, tutte le espressioni del nostro viso, dalle più evidenti alle più sottili, possono dire molto sulle nostre emozioni e sui nostri pensieri.

    Impariamo dunque a leggerle, partendo dagli occhi.

    Gli occhi

    Gli antichi, a ragion veduta, sostenevano che gli occhi fossero lo specchio dell'anima.

    E se avevi dubbi a riguardo, pensa a questo periodo di pandemia: con la diffusione delle mascherine, gli occhi sono rimasti l'unico pezzettino del viso grazie al quale possiamo intuire lo stato emotivo dei nostri interlocutori (e spesso ci azzecchiamo!).

    Ma quali sono i segni dello sguardo a cui dovremmo prestare particolare attenzione e come possiamo interpretarli al meglio? Te ne consiglio tre:

    • CONTATTO VISIVO. Nella maggior parte dei casi, un buon contatto visivo è un segnale che va interpretato positivamente. Un interlocutore che ti risponde guardandoti direttamente negli occhi dimostra attenzione e interesse; al contrario, se distoglie più volte lo sguardo è possibile che sia distratto da altri pensieri, che si annoi o che voglia nascondere i propri sentimenti. In merito al tuo di contatto visivo, ricorda che un oratore che parla ai suoi ascoltatori con uno sguardo franco e diretto dimostra più onestà e determinazione rispetto a chi abbassa lo sguardo o continua a vagare con gli occhi in giro per la stanza. Occhio però a non mantenere il contatto visivo con i tuoi interlocutori troppo a lungo: può essere infatti interpretato come un segnale di minaccia e onestamente fa molto... psycho!
    • BATTITO DELLE PALPEBRE. Battere le palpebre è un movimento naturale che facciamo centinaia di volte al giorno. Diventa però un segnale interessante quando è più rapido o meno frequente del solito. In generale chi è nervoso tende a sbattere le palpebre più rapidamente. Al contrario, gli psycho che ti tengono addosso lo sguardo "fisso" e che sbattono le palpebre di rado, stanno controllando e sopprimendo le loro emozioni, quindi... occhio! A tal riguardo, pensa che Steve Jobs utilizzava questa tecnica per intimorire e manipolare i suoi interlocutori. Come racconta Walter Isaacson nella celebre biografia di Jobs, durante delle conversazioni particolarmente tese, il fondatore di Apple riusciva a fissare i suoi collaboratori negli occhi per un tempo che doveva sembrare lunghissimo... senza batter ciglio!
    • DIMENSIONI DELLA PUPILLA. La dilatazione della pupilla è un segnale di comunicazione non verbale davvero molto sottile (ma potente). Quando non è influenzata dalla luce, infatti, la pupilla tende a dilatarsi per interesse e/o eccitazione sessuale. Un dettaglio da non sottovalutare durante la seduzione ;-)

    Naturalmente esistono molti altri segnali che possiamo leggere nello sguardo di un'altra persona, come ad esempio l'inclinazione dello sguardo durante una conversazione. Se vuoi scoprirne di più, in questo articolo spiego come "leggere nel pensiero" grazie proprio al movimento degli occhi.

    Ma passiamo ad un'altra area del nostro viso ricca di espressioni da leggere.

    La bocca

    Quando si parla di interpretazione del linguaggio del corpo, le microespressioni della bocca sono tra le più importanti da leggere e comprendere. Dalla felicità al disgusto, i movimenti dei muscoli attorno alle nostre labbra possono veicolare tantissime sfumature emotive.

    Vediamo le principali:
    • SORRISO. È sicuramente uno dei più importanti segnali del linguaggio del corpo, e, a seconda della posizione delle labbra, può essere interpretato in moltissimi modi (Paul Ekman, luminare delle microespressioni facciali, ha addirittura individuato 18 tipi diversi di sorriso!). Vuoi sapere, ad esempio, se il sorriso di una persona è sincero? Quando è genuino il sorriso si irradia in tutto il viso: gli angoli delle labbra si sollevano, spingendo le gote verso l’alto, e facendo comparire diverse piccole rughe d’espressione – dagli angoli della bocca verso il naso e verso le estremità degli occhi – puoi notare inoltre anche un delicato arricciarsi delle palpebre. Al contrario, quando il sorriso è falso, ti accorgi subito che non c’è corrispondenza tra i movimenti delle diverse parti del viso, e i muscoli delle guance risultano contratti. Un sorriso inoltre può essere usato anche per esprimere sarcasmo o cinismo, e in questi casi a sollevarsi sarà solo un angolo delle labbra. Infine quando una persona sorride a bocca chiusa, il suo potrebbe essere un tipico sorriso "d’ordinanza", sfoderato per le occasioni più formali, ma potrebbe anche indicare un'indole riservata o addirittura una rabbia celata o un sottile timore.
    • LABBRA INCRESPATE. Stringere le labbra è un indicatore di avversione, disapprovazione o sfiducia. Ci mordiamo le labbra quando siamo preoccupati, ansiosi o stressati. Mordicchiarsi il labbro inferiore è anche un gesto di stampo infantile che dimostra insicurezza. Insomma, evita di morderti le labbra durante un colloquio di lavoro! ;-)
    • LABBRO ALZATO O ABBASSATO. Ogni movimento delle labbra rivela una sensazione o un’emozione. Se la bocca è leggermente alzata, come se si preparasse ad un sorriso, può significare che la persona si sente ottimista e felice. Al contrario, una bocca che tende verso il basso non è un buon segno: rivela amarezza, tristezza e disapprovazione.
    • COPRIRE LA BOCCA. Questo è un gesto tipico di quando si vuole nascondere qualche espressione. Spesso la mano davanti alla bocca serve a mascherare sorrisi ironici o smorfie di disapprovazione che non si vogliono far percepire all'esterno.

    Bene, ora che abbiamo analizzato le principali espressioni del viso, vediamo come leggere al meglio i segnali del resto del corpo.

    INTERPRETARE I GESTI DEL CORPO 

    Come si muove il tuo interlocutore? Gesticola o tiene le braccia fisse lungo i fianchi? Si avvicina a te o fa dei passi indietro?

    I movimenti del corpo ci dicono molto sulle preferenze di ciascuno, sulla loro sicurezza o su un eventuale nervosismo latente. Ecco cosa puoi capire osservando queste parti del corpo...

    Le mani

    Come italiani siamo dei veri e propri artisti del gesticolare, ma in generale le nostre mani possono raccontare molto di noi.

    Appoggiamo una mano sulla spalla di un amico per fargli sentire la nostra vicinanza, stringiamo una mano con forza durante una presentazione per far percepire la nostra determinazione, facciamo una carezza sulla guancia di un bambino per esprimergli affetto e ci sfreghiamo le mani per la soddisfazione.

    Le mani, insomma, veicolano la nostra forza personale e trasmettono fiducia:

    • una persona a proprio agio muoverà le mani con gesti ampi e frequenti,
    • mentre la gestualità sarà contratta in caso di insicurezza ed emozioni negative.
    Non solo. Le nostre mani possono anche comunicare quanto siamo aperti e disponibili:
    • Le mani aperte con i palmi verso l'alto rappresentano massima disponibilità,
    • mentre chiuse a pugno rivelano fastidio e aggressività nei confronti di una persona o di una situazione,
    • infine, se intrecciate, indicano tensione.

    In aggiunta, nascondere le mani dietro la schiena, in tasca, sotto il tavolo o sotto qualche altro oggetto significa che non vogliamo rivelarci completamente all’interlocutore.

    Insomma, anche quando non ce ne accorgiamo le nostre mani "parlano" e saper accompagnare i nostri interventi con una gestualità coerente può essere un'arma comunicativa molto potente.

    Osserva ad esempio l'utilizzo che Barack Obama fa delle mani in questo celebre discorso e nota come ogni suo gesto trasuda carisma:

    https://www.youtube.com/watch?v=ueMNqdB1QIE

    Le braccia e le gambe

    Se le mani "parlano", anche i movimenti di braccia e gambe possono dire molto di una persona.

    Distendere le braccia e fare gesti ampi è un segnale di buona autostima; in generale, nel regno animale, i gesti che hanno come obiettivo quello di ampliare il volume occupato da un'animale, vengono interpretati come segnali di dominanza.

    Di riflesso, tenere le braccia vicine al corpo può essere visto come un gesto per "farsi piccoli" e sottrarsi all'attenzione.

    ...e arriviamo così alle famose braccia incrociate, il gesto conosciuto anche dalla zia Pina. La classica interpretazione delle braccia incrociate è quella di una persona sulla difensiva, ma in questo caso, più che mai, il contesto è essenziale: se ad esempio sei fuori, a gennaio, e il tuo interlocutore tiene le braccia incrociate, potrebbe avere semplicemente freddo! ;-)

    Per quanto riguarda invece le gambe incrociate queste indicano quasi sempre chiusura o bisogno di privacy (o qualcuno a cui scappa la pipì!).

    Infine, tornando alla posizione delle braccia, tenere le mani sui fianchi e avere le gambe leggermente divaricate è un forte segnale di potenza e controllo, un segnale talmente diretto che possiamo usarlo anche su noi stessi per aumentare la nostra autostima prima di un'importante prova.

    Vorrei concludere questa carrellata dei più comuni segnali della comunicazione non verbale parlando di vestiti (e non solo).

    IL SIGNIFICATO DEI VESTITI E ALTRI ORNAMENTI

    Nel corso dei millenni l'essere umano ha arricchito la propria comunicazione non verbale anche grazie agli indumenti e ad altri ornamenti.

    I vestiti, i gioielli, gli occhiali da sole, le acconciature, i colori che indossiamo e il modo con cui interagiamo con i nostri oggetti personali sono estensioni del nostro linguaggio del corpo.

    Un esempio? Hai mai notato quelle persone che durante le riunioni di lavoro si slacciano e si riallacciano continuamente il cinturino dell'orologio? È un classico gesto per scacciare il nervosismo.

    E quelle che continuano ad accarezzarsi i capelli? Probabilmente hanno un debole per la persona che stanno guardando.

    Insomma, se impariamo ad osservare con attenzione, qualsiasi dettaglio e qualsiasi gesto può svelarci un mondo sulle persone che abbiamo davanti. In questo articolo ho cercato di sintetizzare per te i segnali più importanti, ma il linguaggio del corpo è un argomento estremamente vasto e spesso ricco di informazioni non propriamente scientifiche. Come possiamo sfruttare da subito quanto imparato oggi? Per arricchire questo post ho preparato per te un contenuto extra che ti aiuterà a volgere a tuo vantaggio il potere del linguaggio del corpo. Nello specifico, ho raccolto in una one-page i 9 gesti poco conosciuti che ti faranno sentire ed apparire più sicuro di te in qualsiasi situazione. Puoi scaricare questo bonus gratuito completando il form qui sotto:
      Ti auguro una settimana di osservazioni e soddisfazioni ;-) Ci leggiamo nei commenti.

    Andrea Giuliodori.

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