28
11 min

Uno stratagemma contro-intuitivo per centrare un obiettivo che ho imparato durante una giornata di tiro con l’arco (e come puoi applicarlo per centrare gli obiettivi della tua vita).

centrare l'obiettivo

Avrò avuto non più di 8-9 anni e la ricordo ancora come una delle giornate più felici della mia infanzia.

Ero nelle Marche, nella casa in campagna di un mio amico.

Doveva essere la fine dell’estate, perché mi tornano alla mente queste enormi balle di fieno accatastate una sull’altra all’interno del fienile.

Dopo una mattinata trascorsa a giocare tra super liquidator e gavettoni, il babbo del mio amico ci sorprende tirando fuori dal bagagliaio della sua Ford Mondeo blu, dei primi anni ’90, un arco professionale.

super liquidator

Quell’arco era per noi ragazzi una specie di oggetto mitologico, il Sacro Graal di ogni bambino cresciuto a pane e cartone di Robin Hood della Disney che davano ogni anno su Rai 1 durante le vacanze di Natale.

Sapevamo della sua esistenza per via delle leggende tramandate dai cugini più grandi, ma nessuno lo aveva mai visto e tanto meno toccato.

…e all’improvviso lo vediamo sbucare da quel bagagliaio-cornucopia in tutta la sua bellezza.

Ancora me lo ricordo: gli estremi laccati di bianco con delle strisce blu verticali e l’anima centrale in legno con un’impugnatura molto elaborata per migliorarne l’ergonomia.

Io e il mio amico guardavamo per la prima volta quell’oggetto mitologico dal vivo e un filino di saliva scendeva sul lato delle nostre bocche, ma questo era nulla in confronto all’entusiasmo che provammo quando il babbo attaccò dei fogli per il tiro a segno alle balle di fieno e ci lasciò provare l’arco per tutto il resto del pomeriggio (sotto la sua attenta supervisione).

E dopo 27 anni…

Archery Fit

Per quanto bello fosse stato quel pomeriggio di fine estate, onestamente era da un po’ che non mi tornava alla mente: 27 anni per l’esattezza.

Beh, questo almeno fino a qualche settimana fa.

Tornato a Londra dopo la pausa estiva, tra i miei buoni propositi di settembre mi sono prefissato quello di esplorare l’abitudine 27 di questa lista definitiva delle 100 buone abitudini quotidiane:

“Dedica 30 minuti ad un’attività senza alcun fine specifico, che però ti faccia stare davvero bene.”

Gestendo da diversi anni delle attività online e lavorando gran parte del tempo con lo schermo di un computer o di uno smartphone, sento l’esigenza di praticare attività alternative, che abbiano una componente fisica e manuale, qualcosa in cui perdermi completamente e che mi permetta di entrare nello stato di flow.

Ho deciso così di buttar giù una lista dei desideri con tutti gli hobby, le attività e le esperienze che avessero questi requisiti.

…è stato stilando questa lista che sono tornato a pensare a quel pomeriggio della mia infanzia.

Visto che spesso abbiamo la cattiva abitudine di riprometterci di fare una miriade di cose, a patto di farle però in un giorno imprecisato del nostro futuro, ho subito cercato su Google una scuola di tiro con l’arco e ho prenotato la prima lezione disponibile.

Durante questa prima lezione ho imparato un principio fondamentale per centrare un obiettivo: sia esso il target di un tiro a segno o una nostra meta personale o professionale.

Vuoi centrare un obiettivo? Occhio a dove miri

andrea giuliodori tiro con l'arco

La foto qui sopra immortala l’istante che precede il mio primo tiro dopo 27 anni.

Come un novello Robin Hood de noartri, ogni fibra del mio essere è tesa verso l’obiettivo e il mio “sguardo da falco” è focalizzato sul cerchietto giallo più piccolo al centro del secondo target da sinistra.

Un ultimo respiro profondo e scocco la mia freccia.

Risultato… ‘na medda!

centrare obiettivo: primi tiri

Quella prima freccia (A) finisce sull’area blu e considerata la scarsa distanza dal target, sì può definire un tiro piuttosto… scarso, anche per un principiante.

Da buon marchigiano tignoso, riprovo subito con un secondo tiro.

Ritrovo la concentrazione, incocco la freccia, tendo l’arco, miro e… ‘na medda!

Anche la seconda freccia (B), seppur leggermente più vicina, manca comunque l’area gialla centrale del target.

E questo è esattamente ciò che accade con molti dei nostri obiettivi personali.

Ci ripromettiamo di centrare un determinato risultato:

  • Il superamento di un esame universitario.
  • La perdita di x chili di peso corporeo.
  • Il raggiungimento di una nuova soglia di fatturato.

…e magari questa volta siamo anche super-bravi, impegnandoci con ogni fibra del nostro essere per raggiungere quell’obiettivo, ma nonostante i nostri sforzi, falliamo miseramente.

Perché?

È colpa dell’universo brutto e cattivo? È colpa della nostra inadeguatezza? O siamo semplicemente sfigati?

Il mancato raggiungimento di un obiettivo può dipendere da innumerevoli fattori: magari non siamo stati proprio così “super-bravi”, magari abbiamo procrastinato un po’ troppo, magari abbiamo avuto davvero un contrattempo (se sei un po’ masochista, in questo articolo trovi le altre 30 cause di insuccesso).

Molto più spesso, però, non riusciamo a centrare un obiettivo per un motivo alquanto banale e il semplice stratagemma contro-intuitivo, che ho imparato qualche settimana fa nella mia prima lezione ufficiale di tiro con l’arco, sono certo ti aiuterà a… raddrizzare la tua mira ;-)

L’arte di compensare

Frustrato da quei primi due tiri (A, B) piuttosto scarsi, ho chiesto all’istruttore cosa stessi sbagliando e lui, con un sorrisetto compiaciuto, mi ha risposto con un enigmatico:

“Stai mirando alla parte sbagliata del target.”

E senza aggiungere altro si è diretto verso il mio target (naturalmente dopo essersi assicurato che io e gli altri tiratori non avessimo più frecce da piantargli nella schiena!).

Arrivato al mio target lo vedo spostare un foglietto di carta gialla, che effettivamente avevo notato (lo puoi vedere anche nella prima foto), ma a cui non avevo dato particolare importanza.

Tornato indietro mi dice semplicemente:

“Dimenticati il centro del target e mira invece verso il foglietto giallo”

Sono un po’ confuso, ma decido comunque di seguire il suo consiglio: male che vada centrerò il target affianco al mio!

Come al solito mi concentro, incocco la freccia, faccio un bel respiro, tendo l’arco e questa volta miro al pezzettino di carta giallo spostato sul quadrante in alto a destra del mio target e…

Magia!

La terza freccia (C) si infila nella fascia rossa più interna e la quarta (D) arriva dritta nell’area gialla, a meno di 2 centimetri dall’esatto centro del target.

Mi giro verso il mio istruttore con uno sguardo tra il perplesso e il sorpreso.

Non capisco cosa sia successo: ci ho messo esattamente lo stesso impegno e la stessa concentrazione dei primi due tiri, e il risultato nettamente migliore non può essere certo giustificato dalla maggiore pratica (principiante ero, principiante rimango).

L’unica variabile ad essere cambiata è quel maledetto foglietto giallo a cui ho mirato negli ultimi due tiri, invece di concentrarmi sul centro del target.

Possibile che abbia fatto tutta questa differenza?

centrare un obiettivo compensando

A questo punto l’istruttore mi spiega che il nostro sguardo spesso ci inganna.

Quando ero convinto di mirare verso l’area centrale gialla, in realtà il mio arco stava mirando verso il quadrante in basso a sinistra, e non è un caso che i miei primi due colpi si siano concentrati proprio in quest’ultima area, lontana dal centro.

In queste situazioni è necessario mirare verso il quadrante opposto (in alto a destra, nel mio caso) in modo da compensare l’errore dovuto al nostro sguardo.

Per questo motivo, quando ho mirato al foglietto giallo (che il mio istruttore aveva strategicamente posizionato proprio sul quadrante in alto a destra) le mie ultime due frecce si sono magicamente infilate molto vicine al centro del target.

Nel viaggio di ritorno verso casa, ho riflettuto su come questo stesso principio contro-intuitivo possa essere applicato anche a molti dei nostri obiettivi personali e professionali.

Ecco come…

Come applicare questo principio per centrare i tuoi obiettivi

bilancia

Quando rincorriamo i nostri obiettivi più ambiziosi, a volte, siamo talmente ossessionati dal risultato finale da non accorgerci che questo ci sta portando fuori strada, rischiando di farci deragliare.

E così…

  • Controllare la bilancia ogni mattina ci crea ansia e frustrazione, emozioni che magari anneghiamo con qualche dolce o cibo spazzatura.
  • Ricordare ogni minuto che dobbiamo assolutamente passare quell’esame con un buon voto non ci fa chiudere occhio la notte, privandoci dell’energia e della concentrazione necessaria per prepararci al meglio.
  • Rincorrere solo ed esclusivamente i numeretti legati ai target di vendita o di fatturato ci fa dimenticare che i nostri clienti sono persone in carne ed ossa a cui dobbiamo innanzitutto dare valore attraverso i nostri prodotti e servizi.
  • Stressarci per conquistare quella promozione al lavoro rende il nostro lavoro più approssimativo e deludente.

In tutti questi casi (e in molti altri), se non vogliamo che la nostra “freccia” finisca fuori target, dobbiamo imparare a compensare, dobbiamo spostare la nostra attenzione dal risultato finale e mirare ad un “foglietto giallo” che tenga conto dei nostri inevitabili errori inconsci.

Ma qual è il “foglietto giallo” a cui dobbiamo puntare nella nostra vita reale, quando rincorriamo obiettivi personali e professionali?

Ambiente a risposta immediata vs. Ambiente a risposta ritardata

cacciatore-raccoglitore

Nel caso del tiro con l’arco è necessario compensare a livello spaziale (es. miro in alto a destra per compensare la mia tendenza a ficcare le frecce in basso a sinistra).

Quando si parla invece di obiettivi personali e professionali la compensazione deve avvenire a livello temporale.

Ma cosa significa questo?

Devi sapere che come Homo sapiens ci siamo evoluti in un ambiente a risposta immediata: nella savana, ad ogni nostra azione seguiva immediatamente un risultato. Se eravamo bravi a cacciare raggiungevamo immediatamente l’obiettivo di riempirci la pancia, altrimenti nisba!

Con l’evoluzione della società umana, però, siamo gradualmente passati a vivere in un ambiente a risposta ritardata.

Pensa ad esempio alla vita di un contadino (ovvero la vita del 99% della popolazione mondiale per gran parte della storia umana degli ultimi millenni): chi lavora la terra sgobba come un bastardo per dissodare il terreno, seminare e coltivare, ma ottiene i frutti del proprio lavoro solo dopo parecchi mesi.

Nella società moderna dei servizi, quasi nessuno lavora più la terra, eppure l’ambiente in cui viviamo è sempre più a risposta ritardata:

  • Devi studiare per quasi 18 anni della tua vita prima di avere il tuo primo stipendio.
  • Devi lavorare per un mese prima di avere un nuovo stipendio.
  • Devi sudare in palestra per settimane prima di vedere i primi risultati.

Come spiego nel dettaglio in una delle video-lezioni del nuovo corso che sto realizzando sul tema delle abitudini, il problema di fondo è che la nostra mente è ancora tarata sull’ambiente a risposta immediata in cui i nostri antenati hanno vissuto per centinaia di migliaia di anni.

…e questo è uno dei principali motivi per cui se ci concentriamo troppo sul risultato finale, sull’obiettivo che è necessariamente spostato in là nel tempo, i nostri istinti primordiali ci ingannano e ci portano fuori strada (esattamente come il mio sguardo mi ingannava ogni volta che miravo al centro del target).

Quando si parla di obiettivi nella vita reale, il famoso “foglietto giallo” a cui dobbiamo mirare, per compensare i nostri istinti e centrare i nostri obiettivi, è dunque…

“Una qualche azione che, da una parte ci dia un feedback immediato e, dall’altra, ripetendola nel tempo ci avvicini sempre più al nostro obiettivo finale”.

Per concludere, questo significa che…

Il segreto per centrare un obiettivo è dunque quello di dimenticarsene!

Nello specifico, se nelle prossime settimane (o mesi) intendi raggiungere una meta ambiziosa, stampati nella mente questi semplici punti:

  1. Definisci un obiettivo che ti motivi ed entusiasmi. La vera utilità di un obiettivo è quella di darti direzione ed ispirarti a a diventare la persona degna di quei risultati.
  2. Sposta poi la tua attenzione dall’obiettivo al “foglietto giallo. Insomma, individua un’azione che puoi ripetere quotidianamente (o più volte al giorno) e che, da una parte, ti dia una gratificazione immediata (per soddisfare i tuoi istinti primordiali) e, dall’altra, ti avvicini al tuo obiettivo finale. Un esempio che gli Efficaci dovrebbero ormai conoscere a memoria è quello di completare tot. pomodori al giorno di studio o lavoro focalizzato. Quei 25 minuti di concentrazione sono il “foglietto giallo” a cui devi mirare, completare un pomodoro ti dà infatti una gratificazione immediata e, più ne completerai, più ti avvicinerai al risultato finale che desideri (superare un esame, realizzare un progetto personale, etc.).
  3. Rendi l’intero processo un’abitudine. Concentrati, incocca la freccia, respira, tendi l’arco, mira al “foglietto giallo“, scocca la freccia e… ripeti. Questo terzo e ultimo passo, ovvero rendere determinati comportamenti automatici, è l’unico che ti garantirà davvero il successo finale. Qui sotto ti ho riportato la foto del mio tiro finale al termine della lezione di un’ora e mezza, dopo una ventina di tentativi e alcuni aggiustamenti al “foglietto giallo“: un bel centro! Certo, non perfetto, ma la perfezione la lasciamo a chi è troppo spaventato per mettersi in gioco nella vita ;-)

centrare un obiettivo: tiro finale

Ps. A proposito del terzo e ultimo punto, come ti accennavo, io e il mio team stiamo ultimando la realizzazione di un video-corso avanzato dedicato proprio ai “mattoni del successo“, le abitudini.

Questo corso rappresenta una pietra miliare del lavoro fatto negli ultimi 10 anni con EfficaceMente ed è il progetto di cui, ad oggi, sono più orgoglioso.

L’approccio che ti svelerò infatti è qualcosa di assolutamente inedito:

  • da una parte scoprirai le più avanzate strategie per lavorare sulla meccanica delle abitudini, strategie che ho acquisito negli ultimi 20 anni frequentando i corsi, approfondendo gli studi e consultando le opere dei migliori esperti al mondo, ma che ho soprattutto sperimentato, riadattato e reinventato quotidianamente per formare decine di abitudini e routine che hanno rivoluzionato la mia vita.
  • Dall’altra però questo approccio è davvero inedito perché per la prima volta in assoluto ti permetterà di lavorare anche sulla componente emotiva che entra in gioco ogni qual volta proviamo a cambiare qualcosa nella nostra vita. Per offrire questo strumento tanto unico quanto indispensabile per i nostri lettori, come EfficaceMente abbiamo deciso di fare un investimento importante. Abbiamo acquisito in esclusiva il protocollo sviluppato da un noto psicoterapeuta ed esperto di risorse umane, che lo ha applicato con successo nel corso della sua carriera trentennale per aiutare centinaia di pazienti a smettere di fumare, mettersi a dieta, eliminare la procrastinazione nello studio, etc.

Non vedo l’ora di svelarti tutti i dettagli, ma soprattutto non vedo l’ora che tu possa mettere in pratica questo approccio per cambiare con rapidità, facilità e in maniera permanente qualsiasi abitudine.

Ok, mi sono fatto decisamente trasportare dall’entusiasmo! Presto capirai perché ;-)

In questo momento le iscrizioni a Protocollo C.H.A.N.G.E. sono chiuse. Compila il form qui sotto per registrarti alla lista di attesa e ricevere una notifica quando potrai nuovamente accedere al Corso:

     

    (Se non vedi il form, puoi iscriverti anche da questa pagina)

    Naturalmente iscriversi a questa lista non ti impegna necessariamente ad iscriverti al corso avanzato, in compenso però ti darà accesso a tutte le ultime novità e ti permetterà di sapere in esclusiva quando Protocollo C.H.A.N.G.E. sarà di nuovo disponibile.

    Ti auguro una splendida settimana.

    Andrea Giuliodori.

    Commenta

    Alexander

    Grazie Andrea per l’utile articolo, hai riportato la mia consapevolezza su 2 aspetti semplici, ma tutt’altro che banali:

    1) concentrarmi sull’output, piuttosto che sull’outcome (usando il tuo linguaggio)

    2) fidarmi del processo. Sì perchè quando il tuo istruttore di tiro con l’arco ti ha detto di mirare il foglietto giallo, non è che ti sei messo a discutere o ad inventare nuove tecniche. Per quello (caso mai) ci sarà tempo quando uno sarà diventato esperto.

    Ecco, io questo secondo punto ci ho messo un sacco ad interiorizzarlo e quando lo applico, noto che raggiungo prima i risultati.

    Andrea Giuliodori

    Grazie Alex.
    Sul secondo punto effettivamente non avevo riflettuto a sufficienza, ma sì, direi che è chiave ;-)

    Ambra

    Grazie Andrea, questo lunedì ci hai regalato un super articolo!
    Buona giornata a te e a tutti gli Efficaci :)

    Andrea Giuliodori

    Grazie Ambra ;-)

    Lorenzo

    Wow. Uno dei migliori articoli che abbia mai letto! :O Grazie Andrea!!

    Andrea Giuliodori

    Ma grazie Lorenzo.

    Il fatto che almeno un lettore lo dice quasi per ogni nuovo articolo mi consola: nonostante siano passati più di 10 anni da mio primo articolo, cerco di migliorarmi ad ogni nuovo contenuto :)

    Simone

    Ciao Andrea e grazie per questo interessante articolo. Il tema abitudini è molto delicato e sicuramente è uno degli aspetti fondamentali, come dici tu, per poter raggiungere il target che ci siamo prefissati. Ci voleva proprio un bell’articolo (a parte che i tuoi sono tutti utili e belli) di questo genere per iniziare col piede giusto la giornata. Buona giornata e buon lavoro a te e tutti gli Efficaci! ;)

    Andrea Giuliodori

    Grazie Simone!

    Alessio

    Grazie Andrea per questo articolo!
    a volte manca proprio il coraggio di prendere coscienza e capire che ce la possiamo fare anche da soli a realizzarci…

    Andrea Giuliodori

    Sì, mi auguro di stimolarvi in tal senso con ogni singolo contenuto di EfficaceMente.

    Michele

    Vediamo ….. prendendo spunto dall’abitudine n°14 della lista delle 100 buone abitudini, il “foglietto giallo” potrebbe anche essere impegnarsi quotidianamente a riprovare le stesse sensazioni che avevo quel giorno in cui sono riuscito a fare 2 goals in una partita ( totale leggerezza, distacco emotivo, zero paura di sbagliare); dopo di che, replicare queste sensazioni quando devo affrontare qualcosa che solitamente mi metterebbe a disagio.

    Andrea Giuliodori

    Ciao Michele,
    il “foglietto giallo” è di fatto un’azione che ti avvicina al tuo obiettivo.

    Però un obiettivo devi averlo. Quindi, benissimo quanto hai scritto, ma evita di essere vago, cerca sempre di avere in mente un chiaro obiettivo che vuoi raggiungere. In questo modo ti sarà più semplice applicare determinate strategie.

    Carica altri commenti

    Registrati gratis per continuare a leggere. Iscrivendoti riceverai anche l’esclusiva newsletter del lunedì di EfficaceMente

    Sono già registrato
    Altri lettori trovano interessante